Italiano, ma nel gruppo francese. Nel gruppo Renew Europe, dov’è solo soletto. Il romagnolo Sandro Gozi, già sottosegretario agli Affari europei dei governi Renzi e Gentiloni, deve la sua elezione per la seconda volta nel Parlamento europeo alla lista di Emmanuel Macron e François Bayrou. Non potevamo che chiedere a lui come si posizioneranno i riformisti davanti al rebus del secondo turno.

Per quale ragione i francesi hanno punito Macron, quali sono stati i punti di frattura?
«Paura, impazienza e metodo. I francesi hanno paura per il loro potere d’acquisto, per l’insicurezza, per la guerra. E hanno interpretato la volontà riformatrice di Macron come un’imposizione, forse per insufficienza di dialogo e di spiegazione, soprattutto su leggi su pensioni e migrazione. Senza vedere i risultati di queste riforme, che richiedono tempo per manifestarsi. C’è molta irrazionalità in tutto questo, dato che il potere d’acquisto in Francia è cresciuto molto più che altrove, il salario minimo è stato aumentato, la disoccupazione non è mai stata così bassa e gli investimenti esteri mai così alti».

Bardella non ha mai amministrato niente, questo innamoramento collettivo del 30% dei francesi di che cosa è segno? Il populismo sta vincendo anche in Francia…
«Nel 2016 noi perdemmo il referendum in Italia, ci fu la Brexit e arrivò Trump. E in Francia un nuovissimo leader batteva un’estrema destra che era molto vicina al potere. E la ribatteva nel 2022. Macron non ha provocato l’estremismo e il populismo, che anche in Francia esistevano prima di lui, ma li ha battuti due volte. Senza Macron, Le Pen sarebbe arrivata all’Eliseo nel 2017».

La sua elezione in Francia, per la seconda volta, fa di lei l’unico italiano di Renew Europe. Potrebbe essere lei a guidare la riunione dei riformisti italiani, la federazione dei centristi?
«Sono fiero di incarnare questa politica transnazionale che imparai da Marco Pannella. La mia rielezione in Francia in un contesto difficilissimo ha un valore particolare e sono molto riconoscente a Macron e Bayrou per la loro fiducia. Ora voglio impegnarmi a fondo in Europa. Guardo sempre con grandissima attenzione l’Italia, e sono estremamente deluso, come tutti in Renew, per il risultato. L’iniziativa di Bonino e Renzi era quella giusta. La decisione di Calenda di rifiutare l’alleanza di scopo, e di fare campagna contro la lista Stati-Uniti d’Europa ha provocato un danno enorme. La delegazione italiana sarebbe stata la seconda in Renew e Renew il terzo gruppo anziché il quarto. Vedo che per vari esponenti di Azione dal 9 giugno poco o nulla è cambiato. Fintantoché i protagonisti e gli atteggiamenti rimarranno gli stessi, non credo ci sia la possibilità di fare alcunché. Ma se qualcosa cambia, noi come Renew siamo pronti a dare il nostro sostegno».

Se lei fosse un elettore francese, come si comporterebbe il 7 luglio? Per chi voterebbe al secondo turno?
«Mai il rischio e la minaccia di un’estrema destra al potere sono stati così concreti. Le Pen e Bardella negano i valori fondamentali della Repubblica e sono un gravissimo pericolo per l’Europa. Certamente voterei per il candidato del collegio in grado di battere il Rassemblement National».

Il dissidio dei riformisti è un nodo difficile da sciogliere. Nei sistemi bipolari il voto dei centristi-riformisti è lo swing-vote, quello che può cambiare gli equilibri…
«Innanzitutto, vorrei sottolineare come il centro in Francia rimanga una forza con più del 20% dei suffragi. Il cosiddetto ritorno al bipolarismo non c’è. La Francia è divisa in 3 blocchi di cui 2 sono sotto l’influenza dell’estrema destra e dell’estrema sinistra. Glucksmann, tanto esaltato in Italia, ha perso una grande occasione per costruire veramente una social-democrazia europeista ed ecologista rompendo con Mélenchon. Ora dobbiamo battere Le Pen. Se ci riusciamo, poi dovremo lavorare a un’alleanza di democratici, repubblicani ed europeisti di centro, destra e sinistra, senza concedere nulla agli xenofobi e agli antisemiti».

La Francia si può fidare di Bardella, di Le Pen? Non sono legati a Putin, e al peggiore passato?
«No, né la Francia né l’Europa possono fidarsi di loro: affondano le loro radici nella Francia di Vichy, sono stati finanziati da Putin, sono contro l’Ucraina, ambigui sulla NATO, decisi a fare implodere l’Unione europea. Sarebbero una pessima notizia non solo per Parigi ma anche per Roma».

I riformisti si possono fidare di Mélenchon? Cioè un antieuropeista, antisemita, anti-Nato che si oppone a tutti i valori incarnati da Macron?
«No, ma Mélenchon non può vincere le elezioni, Le Pen invece si. Per questo, dobbiamo sostenere tutti i candidati in grado di battere l’estrema destra. Certo, in alcuni collegi, capisco che sarà difficile per i nostri elettori votare i candidati più violenti e provocatori di Mélenchon, ma si tratta di casi piuttosto limitati».

L’instabilità francese, il voto americano, il semestre ungherese ci portano verso una tempesta perfetta? Comunque vada, al secondo turno, Putin mette uno zampino all’Eliseo?
«No, battendo Le Pen battiamo anche Putin. Il semestre ungherese farà danni limitati perché il lavoro legislativo comincerà in gennaio, ma senza dubbio come simbolo è molto negativo. Le elezioni americane avranno effetti in tutto il mondo. E dovremo fare anche attenzione agli effetti che produrrà a Roma, dove FdI e Lega sono entrambi alleati dei trumpisti».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.