Ora sono ufficiali. Le liste elettorali valide per le prossime elezioni politiche sono state depositate dai partiti. Tra bocciature e promozioni ogni partito ha selezionato i deputati e i senatori che potrebbero fare parte del prossimo Parlamento. Non è mai facile stilare gli elenchi dei candidati. Soprattutto dopo la riforma del taglio dei parlamentari e considerata l’attuale e pessima legge elettorale. Un sistema liberticida che ha già impedito nel 2018 ai cittadini di scegliere i propri eletti. Una legge votata a larga maggioranza ma odiata da tutti, che quasi tutti hanno voluto e nessuno ha cambiato.
Il motivo? Il Rosatellum garantisce una fetta di torta alle varie parti in gioco. Non solo, ha permesso agli schieramenti in campo di fare piazza pulita in casa propria. In queste ultime settimane abbiamo assistito ad una vera e propria telenovela politica. Ogni partito ha dovuto decidere, in base alle proprie convenienze, a chi concedere e a chi togliere la possibilità di sedere su quelle comode poltrone. Questa della scrittura delle liste è stata un po’ come la fase di assestamento dopo il terremoto causato dalla crisi di governo. In particolare a Napoli e in Campania si è delineato uno scenario molto interessante. Innanzitutto la sfilza di nomi importanti che i cittadini avranno davanti quando si recheranno al seggio.
C’è un ex Presidente del Senato (Marcello Pera candidato con Fratelli d’Italia), ci sono tre ex premier al momento leader dei loro partiti (Silvio Berlusconi, Giuseppe Conte e Matteo Renzi), ci sono ben 23 “top player”, di cui 11 hanno un certo prestigio anche a livello nazionale e 7 sono ex ministri. Tolti i “colonnelli” del territorio (tra gli altri, Sergio Rastrelli – FdI – Pina Castiello, Gianluca Cantalamessa e Gianpiero Zinzi – Lega – Valeria Valente, Raffaele Topo, Marco Sarracino, Paolo Siani e Piero De Luca – Partito Democratico – Graziella Pagano – Italia Viva – Francesco Emilio Borrelli – Alleanza Verdi e Sinistra), tra i candidati eccellenti ci sono: Antonio Tajani (presente in tutti i collegi plurinominali della Camera), Marta Fascina e Annamaria Bernini per Forza Italia; Dario Franceschini, Roberto Speranza, Luigi Di Maio e Vincenzo Spadafora per Pd, Articolo 1 e Impegno Civico; Sergio Costa per il Movimento 5 Stelle; Maria Stella Gelmini, Mara Carfagna ed Ettore Rosato per Azione + Italia Viva (il fantomatico “Terzo polo”).
Ci sono anche due illustri outsiders ovvero persone che non hanno fatto parte del sistema partitocratico: Susanna Camusso, ex Segretario della CGIL candidata con il Pd e Ilaria Cucchi candidata dai Verdi + Sinistra Italiana. Compaiono negli elenchi elettorali, oltre ad alcuni fedelissimi, anche due parenti “speciali”: la Fascina, compagna di Berlusconi è candidata alla Camera in tutti i capoluoghi campani. De Luca, figlio del presidente della Regione, è “blindato” nel seggio plurinominale di Salerno. Le sfide che appaiono all’orizzonte del prossimo 25 settembre sono affascinanti: per il Senato, nel collegio plurinominale “Campania 1”, correranno Pera, Berlusconi, Franceschini, Conte e Renzi. Per gli uninominali della Camera troviamo, invece, il “poker” Fascina, Di Maio, Costa e Carfagna. Ci sono anche degli esclusi importanti e anche furiosi.
Se nel M5S ci hanno pensato le regole interne nel tagliare alcune teste di rilievo (nello specifico la regola dei due mandati che ha, ad esempio, impedito la ricandidatura del Presidente della Camera Roberto Fico), in Forza Italia c’è chi ha parlato di epurazione con qualcuno pronto a lasciare il partito: Domenico “Mimmo” De Siano e Antonio Pentangelo, rispettivamente coordinatori uscenti a livello regionale e metropolitano degli “Azzurri”. Restando a destra anche in FdI ci sono state forti polemiche. Il Consigliere regionale Marco Nonno ha parlato di «vergogna» in merito ai criteri di selezione che hanno lasciato fuori alcuni sindaci ed esponenti locali del partito. E anche nel Pd c’è chi ha storto il naso per le scelte fatte dai dirigenti Dem. Ma al Nazareno sono più che abituati agli scontri fratricidi.