L'analisi dopo la doppietta del centrosinistra
Elezioni, i sondaggisti: “Centro decisivo in Umbria, De Pascale convince riformisti”. Male Calenda, Renzi non pervenuto. Forza Italia “casa moderati”
Il candidato dell’Emilia-Romagna, pragmatico e con esperienza amministrativa, ha conquistato «porzioni di elettorato riformista» Proietti ha strappato a Tesei i voti dei centristi: «Le civiche hanno fatto la diff erenza». Forza Italia trainata dal voto di preferenza
Il centrosinistra è ancora impegnato nei festeggiamenti, ma la vittoria in Emilia-Romagna e in Umbria rischia di diventare un inutile gol della bandiera se non si prende atto della vera lezione arrivata dalle urne: per essere competitivi bisogna scommettere su profili riformisti, in grado di attirare i voti di quell’area che spesso non si sente rappresentata. Non a caso, in entrambi gli schieramenti, salta all’occhio la disfatta del Movimento 5 Stelle e della Lega. Mentre i successi nelle due Regioni arrivano grazie a due profili tutt’altro che simpatizzanti dell’ala radicale: Michele De Pascale e Stefania Proietti hanno saputo rassicurare i centristi e proprio da loro hanno pescato migliaia di voti. Insomma, quel bacino pesa. E lo sa bene anche Forza Italia, che incassa nuovi consensi in entrambe le tornate e punta a diventare la principale dimora dei moderati italiani.
In Emilia-Romagna vince la carta “pragmatica e riformista” di De Pascale
La schiacciante vittoria di De Pascale su Elena Ugolini lascia pensare che l’apporto del centro è stato pressoché nullo, ma va messo l’accento sulla natura della candidatura su cui ha scommesso il campo largo. Lorenzo Pregliasco, co-fondatore e direttore di YouTrend, si sofferma su due particolari: l’esperienza amministrativa da sindaco di Ravenna e un’identità non particolarmente schiacciata a sinistra. «Ha avuto un appeal ampio su porzioni di elettorato moderato e riformista», spiega il sondaggista.
La lista Civici con De Pascale incassa il 3,8% e fa meglio dei grillini; quella Riformisti (a cui aderiscono Azione, Partito repubblicano italiano, +Europa e Psi) raccoglie l’1,72%. Nei fatti si tratta di 83.129 voti. «C’è stato un ruolo delle civiche», riconosce Pregliasco. Che però tiene a precisare un elemento: «Al di là del profilo specifico, quando si va sulle liste – nonostante una certa concorrenza delle civiche – il Pd sembra in forma».
Carlo Calenda rivendica la scommessa su De Pascale. «Persona pragmatica, con esperienza di governo, riformista. Noi siamo molto contenti di averlo appoggiato, complimenti a lui», esulta il leader di Azione. Anche Matteo Renzi coglie la palla al balzo per rivendicare il ruolo di Italia Viva e così chiede di mettere da parte i veti: «In Liguria, Umbria ed Emilia-Romagna qualcuno ha cercato di chiudere i conti e buttarci fuori dalla colazione e di dimostrare che eravamo irrilevanti. In Liguria senza IV abbiamo perso, nelle altre Regioni abbiamo vinto. È matematica».
Eppure la parte più radicale della sinistra continua a bombardare ogni tentativo di accogliere a braccia aperte chi può dare casa politica ai moderati. Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana, interviene a gamba tesa su Renzi: «Sui temi su cui si è vinto, i suoi profili programmatici sono assai diversi». A rincarare la dose ci pensa il compagno Angelo Bonelli dei Verdi: «L’impianto programmatico di Italia Viva non è compatibile con il nostro». Invece Luigi Marattin, che ha dato vita al progetto di Orizzonti Liberali, si tira fuori dalla discussione: «A livello nazionale nel campo largo non c’è nulla di attraente. Io non devo stare di qua o di là quando ci sono due curve ultras di populismi».
Il ruolo decisivo del centro in Umbria
La coppia rossoverde continua a sbraitare, ma farebbe bene a buttare un occhio su ciò che emerge dal voto in Umbria. Fabrizio Masia, amministratore delegato di Emg Different (una delle società del Consorzio Opinio per la Rai), non ha dubbi: «Il centro gioca una partita decisiva per le elezioni di un governo, nazionale o locale». Proietti si impone su Donatella Tesei con circa 5 punti percentuali e, fa notare il sondaggista, «molte liste centriste e civiche hanno ottenuto risultati che – sommati – hanno fatto la differenza». Senza quell’offerta, molti voti si sarebbero dispersi nell’astensione o avrebbero potuto confluire in parte sulla candidata di centrodestra.
Il risultato? «Questo ha dimostrato che il campo largo è nelle condizioni di vincere e ottenere buoni risultati se è veramente largo», spiega Masia. Secondo cui si tratta di un dato cruciale soprattutto se si tiene in considerazione il fattore dell’affluenza: «Se la partecipazione continuerà a essere bassa, si può pensare che un centrosinistra allargato fino a Renzi e Calenda – dunque con una sensibilità più centrista – possa essere in grado di vincere le elezioni di tipo nazionale».
Per Livio Gigliuto la mutazione, rispetto a qualche anno fa, sta nel fatto che gli elettori centristi votano spesso per partiti che non si autodichiarano tali: «Un moderato può votare il Pd come FdI. Questo per effetto delle leadership, che concentrano su di sé i consensi delle coalizioni. Questo fenomeno si nota di più a sinistra perché a destra c’è un partito ormai storico e radicato nei territori come Forza Italia, che parla direttamente all’elettorato di centro». Dunque il presidente dell’Istituto Piepoli, più che guardare la dimensione dei consensi dei partiti, rimarca l’impatto di una candidata moderata e centrista come Proietti: «Ha vinto attraendo una parte non irrilevante di elettori che nel 2019 avevano votato per Tesei».
Forza Italia al lavoro per diventare la casa dei moderati
Anche nel centrodestra arrivano segnali interessanti. Forza Italia risulta una lista abbastanza trainata dal voto di preferenza: in Emilia-Romagna è la seconda lista in assoluto e la prima del centrodestra, mentre in Umbria è la quarta in assoluto e la seconda di coalizione. «Il che suggerisce che abbia azzeccato i candidati, che avesse candidati forti nella lista», sottolinea Pregliasco. Anche perché FI è l’unico partito insieme a Fratelli d’Italia che cresce in termini di voti assoluti rispetto alle scorse regionali, «a fronte di un crollo epico della Lega che perde 612mila voti assoluti in Emilia-Romagna e 130mila in Umbria».
Le cifre parlano chiaro: gli azzurri passano dal 2,6% al 5,6% in Emilia-Romagna e dal 5,5% al 9,7% in Umbria. Il deputato forzista Alessandro Battilocchio invita a proseguire con il radicamento e il consolidamento della presenza sul territorio per centrare le prossime sfide: «Saranno impegnative ma consolideranno la crescita costante del nostro movimento che, con la guida sicura di Antonio Tajani, si propone di diventare dimora dei moderati italiani». Anche Deborah Bergamini, vicesegretario nazionale di Forza Italia, guarda con ottimismo al trend di crescita del partito: «Siamo il “capofila” di un’area moderata della coalizione che, considerando liste civiche o altri soggetti “centristi”, si attesta tra il 15 e il 20%».
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