I voti ci sono, lo spazio è ampio. I riformisti vogliono far sentire la propria voce alle imminenti elezioni regionali, un nuovo banco di prova per misurare la propria forza e non disorientare ulteriormente l’elettorato. Ma prima bisogna risolvere un annoso paradosso: il centro soffre di scarsa offerta politica di fronte a una domanda consistente. Sui territori si regolano conti e si giocano partite personali che complicano la strada dell’unità. Eppure le europee hanno insegnato che un fronte comune avrebbe tutte le carte in regola per incidere al di fuori dei tradizionali schieramenti. E ora nelle Regioni si corre contro il tempo per gareggiare insieme, anche se i 5 Stelle continuano a mettere paletti e la loro presenza nel centrosinistra si fa sempre più ingombrante. «Non sono disponibile ad affiancare il mio simbolo a quello di Renzi, che si è sempre distinto per distruggere e rottamare», è l’ultima bacchettata di Giuseppe Conte.

Liguria, il progetto libdem parte dopo le elezioni

Decisamente in salita la strada in Liguria, realtà che fotografa alla perfezione lo stato burrascoso della galassia di centro. Totalmente spaccata dopo il veto del Movimento 5 Stelle verso Italia Viva, che si sfila e non figura tra i protagonisti del voto del 27 e 28 ottobre. Il Patto civico e riformista – che unisce Azione, repubblicani, europeisti, liberali, socialisti e popolari – scende in campo senza la gamba di IV, a sua volta colpita da importanti fughe contro il sostegno ad Andrea Orlando. E i fuoriusciti si schierano con Marco Bucci del centrodestra. Insomma, che impegno faticoso: dividersi più di così è impossibile.

Gli occhi sono puntati sul post-voto. Il vero progetto dell’area riformista e liberale nascerà a valle delle elezioni regionali, con la possibile nascita di un nuovo polo d’ispirazione liberale-riformista sulla scia di quello a cui sta lavorando Luigi Marattin. Un obiettivo a cui punta Marco Beltrami, coordinatore regionale dei Libdem, che però ostenta amarezza per l’atteggiamento del partito di Carlo Calenda: «Noi riteniamo che i veri riformisti e liberali, anche per le note vicende nazionali, non fossero pronti a esprimere una lista coesa e significativa. La solita frammentazione, acuita dallo strabismo a sinistra di Azione».

Umbria, cantiere per riunire il Terzo Polo

Si respira più ottimismo in Umbria per una lista riformista, popolare e moderata. Sono vivi i dialoghi tra Italia Viva, +Europa e Psi per rafforzare il sostegno a Stefania Proietti. Magari ognuno con i propri simboli. «Ci stiamo provando, ma con qualche distinguo. Siamo in una fase delicata», assicura chi partecipa ai tavoli dell’operazione in vista del 17 e 18 novembre. Nulla di nuovo: veti e controveti per racimolare un po’ di consenso. Comunque porte aperte ad Azione, che per ora preferisce riflettere: si registrano resistenze regionali, mentre a livello nazionale sarebbero d’accordo. Ed è già un passo in avanti notevole rispetto alle fratture della Liguria. Il progetto può maturare e fare scuola per altri appuntamenti elettorali.

Emilia-Romagna, nasce la lista unitaria dei riformisti?

Anche in Emilia-Romagna si prova a rieditare il Terzo Polo. Urne aperte in concomitanza con l’Umbria. I segretari regionali dei partiti dell’area riformista sono al lavoro per ricostruire i cocci tra Italia Viva, Azione, +Europa e Psi attorno a Michele de Pascale. Servono tempo e pazienza, certo, ma i presupposti suggeriscono una sana dose di fiducia. La parola d’ordine? Evitare strappi e fughe in avanti. Lo sa bene chi spinge per una riunificazione: «È ancora troppo presto per parlarne. Presto sapremo se è fattibile. Intanto continuiamo a lavorare per costruirla». Sarebbe un «segnale importante» per riorganizzare il campo.