Il sindaco e candidato governatore del centrodestra in Liguria parla al Riformista a quattro giorni dal voto.

Che campagna elettorale è stata, cosa le chiedono gli elettori?
«Bellissima per quanto mi riguarda. Mi ha dato tanta forza, me l’hanno data soprattutto i liguri, che ho voluto incontrare di persona più che parlargli con la faccia stampata su un manifesto. Mi ha invece deluso l’impostazione gratuitamente cattiva, fondata su falsità, che ha condotto la sinistra, che evidentemente non ha altri argomenti. I cittadini mi chiedono di fare in Liguria quello che ho dimostrato di saper fare a Genova. Di decidere e di realizzare».

La sua Liguria come cambierà, rispetto a quella di oggi?
«Migliorerà. Non perché non vada bene, ma perché l’obiettivo è quello di fare sempre meglio. Io non sono un conservativo, non mi hanno mai chiesto di mantenere le posizioni. Da manager e poi da sindaco ho sempre avuto l’obbligo di migliorare quello che ho trovato, partendo dalle cose buone che esistono, correggendo quelle che vanno corrette. Non la mia Liguria, ma quella dei liguri, sarà la prima regione del Mediterraneo in tutti i settori, a partire dal benessere dei cittadini, che comprende sicurezza, sanità, lavoro, cultura, studio, famiglia, giovani. Dovrà essere la regione in cui tutti vogliono venire a vivere e investire».

Perché un elettore indeciso deve preferire lei?
«Questa è facile: perché non possiamo permettere che la Liguria torni quella di prima. Che torni a essere triste e isolata dal mondo. Che finisca in mano ai signori del NO che fermano le opere. Che torni a essere quella delle parole invece che quella dei fatti».

La campagna elettorale di Orlando è stata aggressiva, che avversario è stato?
«Mi ha stupito in negativo. Sapendolo uomo delle istituzioni, con tanta esperienza romana alle spalle, credevo dimostrasse un livello superiore. Sinceramente non ho mai trovato tanto livore e ricorso a bassezze nelle due campagne elettorali precedenti fatte da sindaco».

Sigfrido Ranucci farà Report sulla giunta Toti, domenica sera. In pieno silenzio elettorale. La disturba?
«Credo che la matita dei liguri sarà più forte del telecomando. E della tele a comando. I liguri sono persone abituate a ragionare con la propria testa, a formarsi le idee senza accettare che qualcuno da fuori pensi di imporgli le cose. Tantomeno quelle che già conoscono. Ho seguito la polemica che ne è sorta, le giustificazioni addotte con i cavilli della legge. Non una parola invece sull’aspetto deontologico della scelta. Ho creduto persino che il mio avversario volesse intervenire per chiedere di evitare una trasmissione che probabilmente a molti darà l’impressione della messa in campo per disperazione della gioiosa macchina da guerra».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.