Ilaria Cavo, la deputata genovese di Noi Moderati, è una centrista della prima ora. Era la candidata in pectore alla successione di Giovanni Toti, per il centrodestra. Ma l’idea di contrapporre a Andrea Orlando il sindaco di Genova, Marco Bucci, nata nella mente di Giorgia Meloni, le permette di dare un appoggio «convinto, assoluto e determinato» senza dimenticare di esprimere «sincera gratitudine per i partiti della coalizione che mi avevano indicata dall’inizio e per i cittadini liguri che mi avevano anticipato il loro sostegno», riepiloga per noi. D’altronde i primi sondaggi indicavano una posizione di tutto rispetto, sin da subito competitiva con Orlando.

C’è stato un po’ di totonomi per la Liguria. Si è parlato di lei come candidata governatrice. Lei come ha vissuto l’indicazione di Marco Bucci?
«Io faccio il mio lavoro in Parlamento e ne sono soddisfatta. Sono stata considerata nei tavoli nazionali come nome valido e sono onorata e soddisfatta per l’esito di quei sondaggi che mi davano come la più competitiva nel centrodestra ligure. Sono soddisfatta perché, essendo stata indicata dai leader sul tavolo nazionale fino all’ultimo, sono stata valutata con favore fino al momento in cui è arrivato il nome di Bucci».

La candidatura di Bucci è un piccolo capolavoro di Giorgia Meloni. Una candidatura destinata a smuovere l’elettorato…
«È il nome vincente per garantire la vittoria del centrodestra. Un grande amministratore che ha già dimostrato delle capacità eccezionali. Incarna il modello Genova e saprà portare avanti il modello Liguria. È un nome che un mese fa non era in campo e che oggi, con una spinta di generosità, si è messo in gioco. Non possiamo che rimboccarci tutti le maniche, insieme a lui. La cosa più importante rimane il bene della Liguria, che sta nel continuare quel percorso di crescita certificato dai numeri: tutti i dati economici ci parlano di una crescita che dobbiamo rilanciare verso il futuro».

E Bucci ne è l’interprete migliore?
«Certamente Marco Bucci, uomo del fare, porterà avanti tutto con la sua grande concretezza, con la sua pragmaticità. È un uomo del centrodestra che si dimostra sempre un passo avanti a tutti e di cui i liguri, al di là delle bandierine, si fidano».

Prima che di centrodestra, un imprenditore, un civico. Non mi risulta avere nessun partito.
«Ed è la sua forza. Il civismo è una gamba essenziale per il centrodestra in Liguria. Lo è stato in tante tornate amministrative, dalle comunali alle ultime regionali. Abbinato ai partiti: sono importanti le liste di partito così come quelle civiche. Insieme».

Come si ricompone la lista civica? Nel 2020 aveva ottenuto il 22,6%.
«In Liguria nel 2020 avevamo un candidato presidente e una lista, la lista Toti. Con i fatti che sono accaduti e l’evoluzione che ne è seguita, dopo le dimissioni del presidente Toti, la lista Toti diventa lista Bucci. Con una naturalezza di evoluzione che prevede una unica lista civica che raggrupperà l’esperienza di Toti e quella di Bucci. Sotto le insegne del candidato presidente Bucci».

C’è una continuità politica tra Toti e Bucci che è anche elettorale?
«Certo, si rivolgono agli stessi elettori e, dati i buoni risultati dell’uno e dell’altro, c’è da auspicare un aumento progressivo dei consensi».

Perché gli elettori moderati e centristi dovrebbero votare per Bucci?
«Mi auguro e sono certa che voteranno per Bucci perché si trovano a un bivio tra due modelli diversi: il nostro, una Liguria che si promuove, si sviluppa, dice sì alle infrastrutture e ai grandi progetti. E il loro, quello del no a tutto, della Liguria timida, chiusa, con il freno a mano tirato. Loro sulle grandi opere sono divisi, faticano a mettere insieme un programma. Noi lo abbiamo già ed è anche già condiviso dagli elettori centristi di Italia Viva e Azione. Immagino che quegli elettori, al di là dei posizionamenti che arriveranno dal vertice, sceglieranno tra i due modelli che ho detto».

Renzi ha detto, pur sostenendo Bucci in giunta, di volersi schierare contro Bucci in Regione. Lei ha capito perché?
«Bisognerebbe stare nella mente di Renzi. Tutte le scelte sono legittime e vanno rispettate, e cambiare idea in politica non è inusuale. Ma non è la mia storia, che è fatta di coerenza, e non è quello che si aspettavano gli elettori centristi, moderati e riformisti di Genova e della Liguria. Presi in contropiede, penso che voteranno non seguendo le strategie romane ma valutando un modello di governo del territorio. Noi siamo la Liguria del fare, del sì alle opere, del lavoro e delle infrastrutture. La sinistra è il fronte del No, il freno a mano tirato sul futuro della Liguria».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.