Non è necessario rileggere Max Weber per rendersi conto che l’esperienza del sindaco di Genova, Marco Bucci, ha rappresentato ciò che i cittadini cercavano da sempre nello stile e nel carattere di un politico: quelle doti di senso della realtà, pragmatismo, tenacia, capacità di mirare alla sostanza delle cose sfrondando il superfluo, a cominciare dalla stucchevole verbosità logorroica dei luoghi comuni e delle promesse a futura memoria.

Dai discorsi ai fatti

Da sempre ho ascoltato ripetere il solito ritornello: “Bisogna puntare sulle persone, scegliere le più capaci”. E ciò a maggior ragione in una città dove la gente è incredula verso i chiacchieroni, magari incline al mugugno ma refrattaria e disincantata nei confronti degli imbonitori. “Anemmu discursci!” è una delle frasi ricorrenti nel linguaggio parlato dall’immaginario collettivo. Vuol dire in sostanza: “Basta discorsi, vogliamo i fatti”. Nessuno è perfetto ma a un politico si chiedono coerenza e concretezza, terzietà e perseguimento del bene comune, idee chiare e – in una città marinara per eccellenza – barra dritta e timone saldamente afferrato. Sono troppo genovese per adattarmi facilmente altrove: è una prerogativa che condivido con la gran parte dei miei conterranei, anche se il destino, il lavoro, le imponderabili vie della vita ci possono portare altrove. Ma da vicino o da lontano che sia, resta la percezione che la città sia o meno guidata da una persona affidabile.

Conoscenza e competenza

Affidabilità, questa è la dote di cui si è persa traccia non solo in politica ma anche nelle relazioni personali, come valore di un tempo lontano di cui ci rimane una rappresentazione pallida e inafferrabile. Quando la stretta di mano e la parola data valevano più di un contratto con mille appendici di “ma” e di “se”. Per lungo tempo ne siamo stati orfani, ma abbiamo anche capito che essa costituisce un pregio e una garanzia quando la ritroviamo incarnata in una persona che esprime qualità che la rendono un riferimento solido e tutelante per tutti. Innanzitutto la conoscenza delle cose: molti parlano a vanvera senza costrutto. Poi la competenza, che è un valore aggiunto che si coniuga con la responsabilità: non ci può essere l’una senza l’altra. La capacità di saper ascoltare tutti perché circolano esperienze da cui si possono attingere idee e illuminazioni. Il saper fare analisi perché un ragionamento sia fondato sul dominio della complessità ma subito dopo il riconoscere che occorre passare con avvedutezza e tempismo alla sintesi, che è capacità di gestione dopo aver fatto delle scelte dirimenti. Perché l’analisi conosce ma la sintesi crea. La passione, che nasce da una motivazione profonda e radicata che ci spinge a metterci in gioco ma – come mi ha insegnato il maestro Pupi Avati in un’intima intervista – resta inespressa se non è accompagnata dal talento: molti sono i chiamati e pochi sono gli eletti.

Garanzia d’efficienza

La tassonomia dei pregi che sono prerogativa di un uomo “quidam” diventano il discrimine di una scelta politica: trovo che Marco Bucci sia un grande sindaco e confido che diventi un grande presidente di Regione. Pur non essendo certo un illetterato sa bene – prima di parlare – valutare il peso, l’avvedutezza e la lungimiranza delle parole: parlare a volte è utile, ascoltare sempre necessario e, se il pensiero non precede ciò che si dice, allora le parole restano lettera morta e – da quella scrivania di primo cittadino – suonano come retorica istituzionale dei luoghi comuni. Ricordo la vicenda del crollo del Ponte Morandi, la più tragica per Genova e la Liguria dal Dopoguerra a oggi. E ho ben presente la determinazione con cui Bucci – nominato commissario straordinario per la ricostruzione – aveva seguito la vicenda fino alla costruzione del “Viadotto Genova San Giorgio” secondo il progetto di Renzo Piano, genovese illustre e architetto di fama mondiale: entrambi sono stati una garanzia di efficienza, tempismo e affidabilità, ciascuno secondo i compiti spettanti.

Una risorsa preziosa per la città

Metaforicamente ho in mente l’idea di un sindaco che si era piazzato sotto quel vuoto impressionante – un tempo attraversato dal Ponte Morandi – e non si era mosso più di lì, col suo caschetto, fino all’inaugurazione del nuovo manufatto. Un’assunzione di responsabilità di cui ha saputo rispondere alla città come nessuno avrebbe fatto: perché la tenacia e la concretezza sono qualità del suo carattere, di un amministratore sagace che vuole arrivare al miglior risultato possibile. Così come ho negli occhi il sindaco con la fascia tricolore che gira tra la gente e si interessa dei suoi problemi, che pone domande, che accetta suggerimenti, che prende nota delle cose che non vanno e a cui occorre por mano, che visite le periferie e disdegna il fare tribunizio. Bucci è stato una risorsa preziosa per la sua città, oltre gli schieramenti, oltre le alleanze, oltre la politica urlata delle post ideologie. Perché contano le persone se sono portatrici di buone idee: il resto sono solo chiacchiere e distintivi. Due bandiere della politica parlata che sventolano mestamente ma che – all’apparir del vero – non convincono più.

Francesco Provinciali

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