Oggi si vota in Uk. Di giovedì, come da tradizione secolare. Anche se di tradizionale questo voto, così come la campagna che lo ha preceduto, ha ben poco. Perfino il Sun, tabloid conservatore per antonomasia, ha fatto endorsement per il Labour. Non c’è un bookmaker in tutto il Regno Unito che non punti tutto sulla vittoria di Starmer. I laburisti potrebbero sorpassare i 492 deputati, su 650, ottenuti dalla coalizione National Government nel 1931, lanciando l’allarme sul “tipo di opposizione e controllo del governo potremmo avere”. I laburisti, secondo gli ultimi sondaggi, sono in vantaggio di 20 punti sui conservatori, per cui quella di domani per i mercati è una vittoria annunciata. Dopo 14 anni ininterrotti di dominio Tories, toccherà a sir Keir Rodney Starmer, avvocato classe ‘62, entrare a Downing Street e diventare premier. Starmer ha giurato che riportera’ “la politica al servizio pubblico” dopo quelli che ha definito anni di “squallore conservatore”. Inoltre il Labour ha presentato un manifesto in cui s’impegna a mantenere una spesa contenuta, a controllare il debito alle stelle, a promuovere l’edilizia abitativa e a riqualificare le infrastrutture in rovina. Insomma, ha preparato un ‘compitino’, non certo un manifesto rivoluzionario.

In Francia si vota il 7

In Francia si voterà invece domenica 7 e lì, la rivoluzione ha il drappo nero del Rassemblement National. I lepenisti sono agguerriti, ma il ritiro di 281 sfidanti “terzi”, nei collegi, ha trasformato il secondo turno di ballottaggio in un vero e proprio referendum pro o contro il lepenismo. Niente di personale verso Jordan Bardella: del 28enne si conoscono solo le dichiarazioni arrembanti, non avendo alcuna esperienza amministrativa. Il voto francese potrebbe portare lo “stallo” a un congelamento istituzionale lungo un anno: per legge non si può votare a meno di dodici mesi di distanza, e se le urne consegneranno un Parlamento bloccato e ingovernabile, Macron potrebbe indire nuove elezioni nell’estate del 2025. Fino ad allora, con la Francia spaccata in tre blocchi – sinistra, centro, destra – tra loro incompatibili, rimane un’incognita quale maggioranza potrebbe guidare l’Assemblée Nationale.

E allora si fa largo un’ipotesi, che dalla suggestione passa al vaglio della fattibilità da parte dell’Eliseo: incaricare un tecnico super partes, un grande economista, per gestire l’ordinaria amministrazione in questa fase e assicurare con il Presidente della Repubblica – che in Francia ha pieni poteri – la governabilità in una fase delicatissima tra debito pubblico alle stelle, disoccupazione ai massimi storici, frattura sociale (con forti rigurgiti antisemiti) e guerra in Ucraina.

‘Patrioti per l’Europa’

Un ulteriore terremoto politico è il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, presidente europeo di turno che dopo le elezioni ha tramato dietro le quinte per porsi alla testa di una nuova formazione nello scacchiere sovranista europeo e non accodarsi a gruppi già esistenti. È così che è nato ‘Patrioti per l’Europa’, la nuova forza parlamentare lanciata il 30 giugno dal premier ungherese insieme all’ex-premier ceco e leader del partito populista liberal-conservatore Ano 2011, Andrej Babiš, e al presidente del Partito della Libertà Austriaco (Fpö), Herbert Kickl. Oggi la registrazione dei gruppi all’Europarlamento.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.