La competizione elettorale entra nel vivo
Elezioni Roma, ecco i progetti per la città. Calenda e il piano buche: scacco matto in 9 mosse
Per le elezioni di Roma si entra nel vivo. Ogni giorno sempre di più. Dalle schermaglie inziali e personali e dagli attacchi tra i candidati si sta passando alla fase operativa: non più polemica ma costruttiva. Tra tutti restano in auge i franchi tiratori giustizialisti (vedi Repubblica contro Michetti) pronti ad innescare una macchina del fango che nella maggior parte dei casi (vedi Repubblica con Michetti) nasconde inesattezze o fake news. Ad anticipare le mosse sullo scacchiere è, come spesso capita, Carlo Calenda. Il candidato di Azione ha lanciato il progetto Roma senza buche. Un piano Marshall che vedrà, almeno secondo le intenzioni, la sistemazione radicale dell’asfalto romano.
SCACCO MATTO IN NOVE MOSSE
“Roma ha bisogno di un enorme salto di qualità nell’ambito dei lavori pubblici per intervenire su aspetti in teoria emergenziali – spiega Carlo Calenda al Riformista – come buche, allagamenti, strade al buio, scuole pericolanti e voragini improvvise, ma che nella nostra città sono ormai la norma da anni. Per farlo, abbiamo immaginato un piano strutturato su 9 aree d’intervento”.
1) Manutenzione stradale
“Le strade di Roma versano in uno stato disastroso a causa di un modello gestionale che non funziona. Stanziamo poche risorse e non riusciamo a spenderle bene, non monitoriamo lo stato delle strade e la manutenzione straordinaria non segue alcun tipo di programmazione. Le “buche” sono solo una delle conseguenze della mala gestione delle strade. Per ottenere una gestione efficiente proponiamo: lo sviluppo di un sistema digitale di controllo dello stato delle strade; l’accentramento nel Comune degli appalti di manutenzione; l’istituzione di una task force di progettisti, potenziando nel medio periodo le competenze interne al SIMU; il raddoppio degli investimenti in manutenzione straordinaria; il dare seguito al Piano Sampietrini, garantendo corsie alternative in pietra basaltina; l’implementazione dei Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA) in tutti i Municipi”.
2) Illuminazione pubblica
“Roma è meno illuminata di Milano e Torino – continua il leader di Azione – l’anzianità della rete elettrica comporta numerosi guasti e il tempo impiegato per risolverli supera di 5 volte gli standard ministeriali. Per questo servizio, Roma paga più di quanto dovrebbe. Non è più sostenibile: non a caso per i romani l’illuminazione pubblica è terza tra le priorità di intervento. Bisogna immediatamente mettere a gara il servizio, per garantire: il ripristino di lampade spente a non più di 2 giorni di media; livelli di illuminazione pari a Milano e Torino; l’avvio di un processo di ammodernamento della rete elettrica pubblica.
3) Edilizia scolastica
“Più della metà degli edifici scolastici sono da ristrutturare, ma oltre a stanziare meno risorse di altre grandi città (la metà dei progetti di Milano), non riusciamo a spendere i finanziamenti ministeriali: dei progetti finanziati ne vengono conclusi meno di un terzo. Questo comporta scuole meno sicure della media nazionale, oltre ad una bassa efficienza energetica, una scarsa connettività e la presenza di numerose barriere architettoniche. Pertanto occorre: svolgere una ricognizione dello stato degli edifici scolastici, mappando le criticità e definendo le priorità d’intervento; ridurre il gap tra progetti finanziati e conclusi, digitalizzando i processi e uniformandoli tra i municipi; creare un ufficio comunale che aiuti gli istituti ad accedere ai finanziamenti in edilizia del Pnrr in fase di progettazione; aumentare i fondi per garantire una migliore connettività”, prosegue il piano Calenda.
4) Sottoservizi e voragini
“Le voragini che ciclicamente si aprono sulle strade di Roma – afferma il leader sono causate sia da numerose gallerie/vuoti sotterranei, che da lavori sui sottoservizi che non rispettano il Regolamento Scavi e da perdite idriche non identificate in tempo. Bisogna agire su entrambe le dimensioni con: un censimento completo dei vuoti sotterranei per conoscerne l’effettiva estensione, a cui far seguito con ispezioni di tecnici e speleologi per pianificare interventi ad hoc nelle zone a rischio e un potenziamento e una più rigorosa applicazione del Regolamento Scavi e il raddoppio degli investimenti di ACEA in ricerca delle perdite idriche.
5) Drenaggio urbano e allagamenti
Roma è prima in Italia per allagamenti a seguito di piogge intense, per conseguenti danni infrastrutturali e interruzioni viarie. Questo avviene innanzitutto perché lo spazzamento stradale di AMA non è sufficiente e i tombini si otturano, ma anche a causa di un modello gestionale che non funziona. Oltre alle proposte relative alla manutenzione stradale, occorre: mappare integralmente le vulnerabilità dell’intero sistema di drenaggio urbano e avviare, nell’immediato, una pulizia straordinaria dove emergono criticità, pianificando invece soluzioni impiantistiche e infrastrutturali di medio e lungo periodo dove la rete fognaria risulta inadeguata; rendere ciclica e più frequente la manutenzione e il monitoraggio di tombini e caditoie; rivedere e potenziare il Piano Foglie in termini di frequenza, copertura stradale e tecnologie utilizzate.
Oltre questo Calenda vuole dotare Roma di:
6) un piano di realizzazione di bagni pubblici – ne abbiamo circa un quinto di Milano, sottolineano da Azione – che preveda la creazione e la corretta distribuzione di 100 nuovi bagni, ulteriori a quelli da costruire nelle stazioni metro sprovviste, e il rinnovo di quelli presenti;
7) misure per la sicurezza stradale, sia per pianificare meglio gli interventi emergenziali – ad esempio informatizzando la raccolta dati sugli incidenti che verranno monitorati da un apposito centro e istituendo un ufficio di verifica dell’impatto delle misure adottate – sia per ridurre il numero degli incidenti con misure pratiche, come “zone 30”, attraversamenti rialzati, casse avanzate per ciclisti e isole spartitraffico;
8) una serie di opere infrastrutturali, comprensiva di strade, ponti, parcheggi e impianti sportivi, alcune già finanziate o approvate, altre progettate, ma mai realizzate;
9) un accentramento degli acquisti dell’amministrazione comunale nella Centrale Unica degli Appalti.
© Riproduzione riservata