Elezioni Umbria, il voto influenzato dalla Pennsylvania. Masia: “Gli Stati Uniti segnano una tendenza. Il centrodestra è avanti”

Fabrizio Masia, Emg Different, analizza con noi i trend elettorali e accenna a un pronostico per le regionali in Umbria e in Emilia-Romagna.

Il terremoto Trump impatta anche in Europa e in Italia…
«Non vi è ombra di dubbio. Il profilo di Trump è completamente diverso da quello di Biden e di Kamala Harris. Cambierà tutto dal punto di vista della politica interna americana e sull’approccio internazionale. La possibilità di risolvere i conflitti in Ucraina e Medio Oriente ha implicazioni dirette con le nostre politiche nazionali ed europee. E costringe tutti a fare un salto in avanti».

Come mai c’è stato un margine di errore così alto, nei sondaggi americani? Sapevamo esserci un testa a testa, invece…
«Non me la sento di bocciare i colleghi americani. Il loro sistema elettorale è tra i più complicati al mondo, fare delle stime, quando il divario percentuale non è così ampio, è un problema. In termini di voto percentuale popolare Kamala Harris ha fatto il 47,6%, Donald Trump il 51%, quindi l’errore, in un delta di tre punti e qualcosa, non era poi così grande. La differenza tra i seggi assegnati dipende dalla vittoria di due o tre punti negli stati-chiave, che come è noto hanno prodotto un risultato importante in termini di grandi elettori. Un conto è avere a che fare con le stime statistiche, altro è distribuire quei voti sugli Stati. Detto ciò, c’è stato un po’ di voto nascosto: molti tra coloro che avevano deciso di votare Trump, non lo hanno mai dichiarato».

Ha registrato variazioni nell’opinione pubblica italiana e nella fattispecie, nelle intenzioni di voto per le regionali?
«Indubbiamente, spira un vento che dalla Pennsylvania arriva nella campagna umbra: Usa e Italia sono due vasi comunicanti, nella loro diversità. Due sistemi economico-culturali che hanno una influenza reciproca diretta spesso con una immediatezza che non tutti colgono».

Anche nel merito delle politiche trumpiane?
«Gli elettori italiani hanno interesse nella possibilità di risolvere i conflitti internazionali e molti, tra gli indecisi, che sono oggi una parte importantissima degli elettori, si lasciano guidare dalle grandi tendenze mondiali, i macro-trend. Le polemiche su Elon Musk poi puntano ancora più a lungo il focus sulla novità americana, probabilmente comportando uno spostamento di indecisi da sinistra verso destra».

Nell’impatto del terremoto Trump vedo un certo panico tra i dem europei. Andati nel pallone anche su Fitto…
«Chiaramente il clima a tutti i livelli è abbastanza complicato. Per quanto riguarda il Pd, certo che puntavano molto sulla vittoria di Kamala Harris, visti i quotidiani guai del campo largo, larghino e infine ristretto su cui si trovano a operare. Quando si crea una tendenza forte negli Stati Uniti, i corrispettivi politici italiani ne beneficiano sempre, che sia secondo i casi la destra o la sinistra. Anche perché da noi le ultime prove elettorali non sono state incoraggianti per il centrosinistra…»

Ci può essere persino un effetto Trump sulle regionali in Umbria e in Emilia-Romagna?
«Per le Regionali le persone votano il candidato Presidente di Regione. Detto questo sì, c’è una ricaduta ideologica sempre più importante: votando in pochi, votano di più quelli convinti dagli schieramenti nazionali e internazionali. E si sentono più motivati quegli elettori che seguono leader vincenti. Quando chiedo chi voteranno le persone in Umbria, spesso mi sento rispondere “Per la Meloni”, “Per la Schlein”. Perché ci si schiera con quei leader e poi si declina il voto sul loro candidato locale».

Il battito d’ali di una farfalla in Pennsylvania porta il vento a Perugia e a Terni?
«Indubbiamente, e come sempre. Tutte le grandi elezioni segnano delle tendenze, escono dal loro alveo locale e nazionale e permeano gli elettori a migliaia di chilometri di distanza. Soprattutto nelle grandi città c’è una influenza reciproca importante».

Il Pd in questo clima si va ad arrovellare in Campania, fa la guerra a De Luca sul terzo mandato…
«Abbastanza delirante. Non si vuol far fare il terzo mandato a Enzo De Luca però è passata la legge regionale che lo consente. E a questo punto il Pd dice ok, si faccia il terzo mandato purché non sia De Luca a farlo…. Ma come non può essere De Luca? L’unico che avrebbe già i voti… un tafazzismo impressionante».

Alle politiche ha vinto il centrodestra, alle europee ha vinto il centrodestra, alle regionali…
«Non possiamo citare sondaggi ma la tendenza non cambierà molto. Posso rifarmi agli ultimi rilevamenti, quelli fatti prima che scattasse il blackout: la partita sull’Umbria è aperta, ma il centrodestra è leggermente avanti. Il centrosinistra può tenere in Emilia-Romagna. La valutazione è complessa, ma possiamo capire il vento che tira anche guardando alla discesa in campo dei leader: se Meloni non va a Bologna ma va in Umbria, un perché ci sarà».