È l’ex sindaco Ignazio Marino a prendere la situazione in mano. Arriva sul posto per verificare cosa sia successo. Chiama Gualtieri, poi il prefetto. Parla di una situazione “fuori controllo” con più di un milione di schede ancora da scrutinare, con le preferenze dei romani (molte delle quali dirette a lui e ai suoi compagni di Avs) ancora da conteggiare.“Ci sono 50 dipendenti del Comune che stanno scrutinando manualmente ma al momento nessuna scheda è stata inserita nel sistema”. Il caso esplode pubblicamente 17 ore dopo la chiusura delle urne con la Capitale che non aveva comunicato tutti i dati al Viminale.

Il guaio inizia ieri sera: il voto chiude alle 23, si procede quindi ad immettere i dati nel sistema digitale, quello che deve trasmetterli al Viminale. Un’attività puramente informatica che non ha alcun valore giuridico. Ma ad un certo punto della notte il sistema cade. Il blocco arriva dopo le prime 800 sezioni su un totale di 2.599. Si tenta allora il riavvio, una, due volte. Niente. Così i tecnici suggeriscono il trasferimento: meglio concentrare le operazioni di inserimento dati alla Fiera diRoma. Via con il trasloco delle schede.

Vengono attivate 100 postazioni digitali che si aggiungono alle 60 già attive, nel frattempo arrivano le 7 del mattino di lunedì 10 giugno e lentamente i computer riprendono pian piano a funzionare. Il problema era riscontrabile al momento della digitalizzazione del dato: nel sistema non compariva il numero del seggio voluto ma un altro. “Abbiamo reagito a un evento del tutto imprevedibile, abbiamo concentrato tutti i materiali alla Fiera di Roma per immetterli non appena superato il blocco del sistema stesso”, ha detto l’assessore al Personale di Roma Capitale Andrea Catarci in un videomessaggio. Sui voti in lista il ritardo viene recuperato, ma sulle preferenza ancora no. Alle 19 le sezioni completate sono appena un migliaio. E all’ora di cena i candidati restano in attesa.

“Questa è la Capitale d’Italia e queste sono le condizioni di sorveglianza rispetto all’anima della democrazia”, aggiunge Marino. “Diciamo che forse c’è qualcosa da mettere a punto”. Bello il passato tra cattedre e sale operatorie negli Usa, ancora meglio l’imminente futuro a Bruxelles, ma anche il presente e il bentornato di Roma al suo Marziano è stato all’altezza.

Redazione

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