Elezioni USA: Harris e Trump spendono all’inverosimile grazie ai donors. Chi sono gli ‘gnomi di Zurigo’ devoti al capitalismo

La prima volta che mi occupai di elezioni americane fu per me una divertente sorpresa e scoprii l’America. Era il 1992 e seguivo la campagna di Bill Clinton e Al Gore. Avevo anche il “mug”, la tazzona da caffè, con il motto “Clinton Gore, two days more”. Il mio inglese era ancora acerbo ma era possibile capire senza tradurre. Fra giornalisti, candidati e fan avevamo formato una carovana da commedia dell’arte e dopo il rally finale si scatenò una festa spontanea e ballammo tutti insieme sulla pedana. Non ricordo dove, forse Pennsylvania.

Era facile sentirsi amici sapendo che non ci saremmo più rivisti. Ballai con Tipper Gore, la moglie buffa e simpatica di Al, e poi facemmo un tifo da stadio quando Hillary e Bill si avventurarono in un rock al rallentatore. Pensai che quella fosse l’America intraducibile in italiano. Ma se Al Gore – un templare dell’ecologismo – era impassibile come una quercia annoiata, Bill Clinton era scanzonato e divertente: riuscimmo persino a parlare e capirci in quel casino, ma non ricordo più di che cosa. Come in un quadro di Bruegel, il comizio si era trasformato un ballo sull’aia con decine di bandiere a stelle e strisce, perché la bandiera è un oggetto domestico e calpestabile. Sono passati 32 anni e da allora ho visto un bel po’ di Convention democratiche e repubblicane sicché ho imparato che ogni quattro anni l’America diventa irriconoscibile. Nessun paese è cangiante come gli Stati Uniti. E nessuno è tanto carico di risentimento verso sé stesso quanto gli Stati Uniti, patria delle mille nicchie di genere e razziali in cerca di risarcimento e rivalsa.

Gli investimenti di Kamala Harris e Donald Trump

Il duello fra Kamala Harris – che ride con un’automatica Glock nella borsetta – e quella sorta di Omone Michelin che è Donald Trump, sta sconvolgendo e rigenerando l’America. I due sono ormai sempre in Pennsylvania perché è lo Stato chiave che deciderà chi andrà alla Casa Bianca e chi alla casa dell’oblio. E in quella fornace i due stanno gettando cifre mai viste, circa duecento milioni in una settimana per la pubblicità, gli spot, le televisioni, i giornali, i social, i cartelli e la cianfrusaglia da merchandise. D’accordo, Donald è ricco sfondato, ma neanche lui potrebbe spendere tanto in pochi giorni. Infatti, i soldi che fanno la differenza vengono dai “donors” che sono come gli gnomi di Zurigo, solo che invece sono a Pittsburgh o in Texas.

Chi sono i donors, gli angeli che determinano le elezioni americane

I “donors” sono gli angeli portatori di banconote e determinano le scelte umane e politiche ma anche quelle delle università. Sia Donald che Kamala si contendono i donors dalle cui fila usciranno i nuovi ambasciatori, per dono ricevuto. È l’etica protestante del capitalismo, secondo Max Weber. Tale e quale: sei un onesto miliardario? Dio ti ha già selezionato e devi soltanto far eleggere un buon Commander in Chief. Si gioca tutto per tutto e ciò spiega perché Kamala Harris, donna di sinistra, si è scoperta nazionalista fiera della sua pistola nella borsetta. Kamala oggi distacca Donald di due punti, pochi per cantare vittoria, ma ci siamo quasi.