Elly Schlein presenta il suo governo ombra: tutti i nomi della nuova segreteria (senza vice) del Pd

Gli equilibri saranno rispettati, a partire dalla squadra di chi ha vinto le primarie. Elly Schlein si appresta a chiudere la partita della Segreteria, l’organo che più di ogni altro dovrà rappresentare la sua azione verso tutte le istanze, dal Parlamento agli enti locali, nel partito e nelle piazze. Il dialogo con Stefano Bonaccini è serrato. A lui andranno 5 dei 20 componenti da nominare. «Certo, e anche con noi», ci dice Matteo Orfini, Giovani Turchi. «Io personalmente non ne farò parte», anticipa, «ma vediamo se uno di noi ci sarà». E anche se all’interno dell’area che ha sostenuto il governatore permangono incertezze, l’intesa è alle porte.

I dissapori di Base Riformista e le fughe in avanti di qualcuno non aiutano la distensione. Un dialogo c’è anche con Gianni Cuperlo, medaglia di bronzo nella corsa alla leadership dem. Sarà valorizzato, filtra dal Nazareno, ma alla Cultura potrebbe andare lo scrittore Maurizio De Giovanni. Se fosse chiamato? «Direi grazie, sarei onoratissimo e felicissimo, valuterei», ammette la lusinga. Nega però di avere trattative in corso. Fa sapere, l’intellettuale napoletano, di non vedere di buon occhio i terzi mandati. L’intesa nell’osteggiare la ricandidatura di Vincenzo De Luca in Campania dunque c’è, sarebbero allineati nel nuovo esecutivo dem. E proprio questo è uno dei nodi su cui Schlein non sembra pronta a demordere. Nella regione campana si va al voto tra due anni, ma già De Luca rende note le sue condizioni: o si corre di nuovo con lui, o contro di lui.

Il lanciafiamme che lo ha reso noto universalmente potrebbe perfino rivolgerlo contro i dem, se gli girasse. Schlein ha commissariato la regione, mandando Antonio Misiani (e Susanna Camusso commissaria straordinaria per Caserta) e ha messo in chiaro le sue condizioni: serve una svolta a partire dai nomi in campo, dai candidati di punta. Pina Picierno, cerniera tra Bonaccini e Schlein, per esempio. Ma è presto per dirlo, tanto che finisce per suonare pretestuoso il tam tam di guerra del governatore De Luca. «Anche perché non è escluso che il voto slitti al 2026», ci fa sapere Misiani. E in tre anni troppa acqua passerà, sotto i ponti dem. Intanto si limano le ultime caselle. Si lavora a definire i dettagli, le competenze e le incompatibilità. A quanto si apprende, per la minoranza dovrebbe entrare Davide Baruffi agli Enti Locali mentre sembra prossima la delega alla Giustizia per Debora Serracchiani.

Una garantista con la passione per il diritto: laureata in legge a pieni voti (come d’altronde Elly Schlein) e ha esercitato la professione di avvocato. Entra anche Alessandro Alfieri, già Base Riformista: il senatore dem sembrava potesse restare fuori dopo la decisione di Schlein di affidare gli Esteri a Peppe Provenzano. Ma a lui sarà affidata l’importante delega a Riforme e Pnrr. L’area degli ‘Ulivisti 4.0’ potrebbe essere rappresentata in segreteria da Pina Picierno. Per la maggioranza, certi gli ingressi di Gaspare Righi, Marco Furfaro e Marco Sarracino le cui deleghe però sarebbero ancora da definire. Antonio Misiani va verso la riconferma come responsabile Economia (anche se lui, scaramanticamente, non conferma). Inoltre dovrebbero avere un ruolo anche Marta Bonafoni e Stefania Bonaldi. Mentre Rossella Muroni, che in questi giorni veniva data all’Ambiente, ha spiegato che non farà parte della squadra: «Io non sarò nella prossima segreteria del Pd come responsabile ambiente. Elly, alla quale sono molto legata (anche quando non vinceva) lo sa da tempo ed il tutto è pacifico».

Non dovrebbero esserci vicesegretari: nessun numero due, anche per non minare la necessità di Schlein di attestare la sua leadership senza inseguitori ravvicinati. Prima di licenziare la lista dei nuovi membri della Segreteria, Schlein ha aperto una finestra sull’Europa incontrando a Roma la Co-presidente della Spd Saskia Esken. “Siamo partiti fratelli”, ha detto la segretaria del Pd, informando di aver esaminato insieme con l’omologa tedesca la situazione del conflitto in Ucraina oltre a «grandi transizioni che dovremo affrontare insieme, quella Tecnologica, quella Ecologica, quella Demografica e la sfide dell’immigrazione». Temi sui quali il Pd e la nuova Segreteria dovranno dar subito prova di dinamismo. I segnali sono buoni. YouTrend ha realizzato la sua “supermedia” che unisce tutti gli ultimi rilevamenti di istituti diversi e può confermare la tendenza a crescere del Pd a guida Schlein, stabile sopra il 20%. L’insieme del centrosinistra con M5s e il Terzo Polo somma un 49%, il centrodestra è fermo al 45%. La parola vincente, nel Pd come tra le opposizioni, è unità.