Verso la sfida tra le due leader
Elly&Giorgia, il duello secondo Mario Rodriguez: “La chiave sarà come reagiranno i follower di Meloni e Schlein”
Prosegue il dialogo del Riformista con gli esperti in vista del faccia a faccia tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, previsto per il 23 maggio a Porta a Porta, a ridosso delle elezioni europee. Oggi ne parliamo con Mario Rodriguez, consulente e docente di comunicazione.
Quali sono i temi che gli elettori si aspettano al centro del dibattito?
«Non credo che i temi faranno la differenza: a seguire saranno soprattutto i già convinti, i follower, non gli elettori. E più ancora gli operatori dei due sistemi, quello mediatico e quello politico, in aperta competizione tra loro nella costruzione della realtà politica. Sono i media a costruire la realtà. Non discutiamo dei fatti ma della loro interpretazione, del racconto che ne fanno i media. Quello che influirà maggiormente sugli elettori sarà quindi il modo in cui il sistema mediatico nel suo complesso (quindi l’interazione tra i media e i social) rappresenterà lo “spettacolo”. Il punto, quindi, è come reagiranno i follower delle leader. Sarà interessante capire se le squadre organizzeranno l’eco e come la orienteranno».
Quali sono le migliori armi, rispettivamente di Meloni e di Schlein, che potrebbero essere usate per vincere il duello tv?
«Le due protagoniste paiono orientate soprattutto a motivare i propri sostenitori, anche se non sempre la motivazione dei “nostri” significa capacità di attrazione degli “altri”. Ci sono svariati esempi di questo fenomeno. Ma tant’è. Mi pare che domini un’idea divisiva di identità non certo inclusiva. Si pensa sia possibile con-vincere mentre si dimentica che si spinge a fare qualcosa, il voto ad esempio, se si è capaci di generare fiducia, affidabilità, “di me ti puoi fidare perché io sono capace di intercettare le tue ansie».
Linguaggio, postura, espressività/gestualità e abbigliamento: quanto peseranno i fattori televisivi?
«Essere credibilmente autentici. Meglio un errore accettabile perché diffuso tra le persone comuni che la fatica di assumere e reggere un atteggiamento che appare costruito a tavolino. Ma qui i buoni consigli non servono. Serve la pratica, fare errori e rendersene conto. Parlare in tv è difficile quanto scrivere bene. Ci vogliono tanti giorni per preparare un discorso a braccio. E altrettanti per prepararsi a una diretta. E poi, bisogna comportarsi in un modo che si è pronti a difendere. Qui Meloni mi pare avvantaggiata. Schlein insegue ma sta imparando. Mi chiedo perché abbia cercato questo tipo di confronto. Non le conveniva cercare un altro vento, un’altra rotta?».
In definitiva, il duello da Bruno Vespa potrà davvero spostare o attirare consensi? Se sì, in quale percentuale?
«La cosa principale è non fare errori e prepararsi alle interazioni delle ore successive. La trasmissione è solo una parte del confronto o, meglio, dello scontro. Forse nemmeno la principale. In sostanza non credo che il dibattito accresca o produca consensi, sposti da un campo all’altro: semmai può determinare l’intensità del consenso da freddo o tiepido a caldo. Può rafforzare le convinzioni. Io credo che le posizioni politiche siano frutto di pensieri lunghi, di convinzioni che si muovono lentamente. Ho sempre pensato che a sostenere che si decida cosa votare nelle ultime settimane fossero coloro che vivono o di sondaggi o della loro spettacolarizzazione. E si ritorna al potere del sistema mediatico. Che è il vero nodo da sciogliere nella nostra democrazia».
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