Strappato dal dominio dei social
Elogio del fu manifesto elettorale, più sesso che amore con reel e stories da condividere su Instagram o su TikTok
Addio alle pareti multicolorate nelle città: ormai reel e stories da condividere su Instagram o su TikTok si prendono la scena, ma sono privi di fascino

Il manifesto elettorale, dopo una lunga e fortunata carriera come principale mezzo di propaganda, oggi è poco più di un cimelio: si è trasformato in un oggetto da collezione per gli appassionati della materia. Tant’è che anche le plance per attaccarli, che un tempo diventavano spesso dei ring per accese scazzottate tra squadre di attacchini, sono nella maggior parte dei casi desolatamente vuote e spoglie. Al più, qualche volta, compare un faccione sorridente condito da slogan vecchi e privi di originalità.
Insomma, la digitalizzazione della comunicazione politica ha mandato in soffitta il manifesto e con esso tutte quelle meravigliose pareti multicolorate di simboli, parole e appelli, croci e matite che diventano per qualche settimana l’arredo urbano principale delle nostre città. Il manifesto, così come il benemerito santino, è stato soppiantato oramai dal post social da pubblicare su Facebook o da inviare alle liste di WhatsApp di amici vecchi e nuovi. Il manifesto non ha retto il confronto con i reel e le stories da condividere su Instagram o su TikTok. Contenuti più dinamici e coinvolgenti, che restituiscono al candidato che comincia a contare le metriche di vanità del like l’immediatezza di un apprezzamento da parte di chi li riceve o se li ritrova, suo malgrado, sulla bacheca.
Addio al manifesto elettorale sexy
Il manifesto elettorale nonostante tutto però continua a essere assolutamente sexy, con il passare degli anni conserva intatto il suo fascino, soprattutto mantiene inalterata – come ogni cosa che sa essere sensuale – una percentuale indiscutibile di mistero: dice tanto del candidato, ma non svela mai il tutto. Ce lo fa conoscere nella sua versione più sobria, quasi austera ma sempre in una lettura univoca: è un lui o una lei che si presenta così come l’etichetta elettorale impone. E poi il manifesto è sexy perché è tangibile, materia che puoi toccare, odorare, ammirare con una matrice di gelosia.
Più sesso che amore con post e reel
Al contrario, invece, il post per le ragioni opposte a quelle precedenti è decisamente pornografico nella sua essenza: attira la nostra attenzione nel momento in cui riesce a socializzare tutti i particolari, travolge ogni forma di attesa e di ambiguità, diluisce la dimensione privata del candidato in una orgia pubblica che non si esaurisce con la pubblicazione, ma che va avanti nel mercimonio delle condivisioni.
Il post, a differenza del manifesto, ci coinvolge in un rapporto sessuale virtuale con una moltitudine indistinta e sconosciuta di altri follower. Da questo punto di vista ogni post è decisamente hardcore, è una rincorsa affannosa a incolonnarci nei like, più per sesso che per amore, non suscita alcuna gelosia in noi, al più può far eruttare colate di odio e di invidia.
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