Nonstante l’afa in circa mille si sono radunati in piazza San Gaetano alla chiesa di San Lorenzo per i funerali di Emanuele Melillo, l’autista 32enne deceduto lo scorso 22 luglio nel grave incidente stradale avvenuto a Marina Grande a Capri. “Emanuele sei il cuore di Napoli”, ha gridato una signora toccando il carro che portava in chiesa il feretro. Subito è scattato un forte applauso bagnato dalle lacrime di parenti e amici che hanno voluto dare l’ultimo saluto al 33enne napoletano.

Il carro funebre ha attraversato via dei Tribunali tra la folla in lacrime e i palloncini bianchi a forma di cuore con su scritto il nome “Emanuele”. “Ciao Emanuele”, recita lo striscione appeso alla balaustra della chiesa da parte degli amici tifosi della “Curva A”. Emanuele era un grande tifoso e intorno alla sua bara hanno messo una sciarpa del Napoli.

In chiesa circa 500 persone. Accanto alla bara c’è Antonella, la mamma di Emanuele. “Soltanto parole del Signore possono alleviare vostro dolore, Manuele ha avuto grande fortuna di nascere e crescere in una famiglia con una grande fede”, ha detto fra Domenico nell’omelia.

“Emanuele aveva un bellissimo lato spirituale, amava il signore e aveva frequentato corso prematrimoniale – ha continuato il frate durante l’omelia – Uomo di grande fede, non vedeva l’ora di vedere il film della passione ‘Il Re dei Re” per rivivere resurrezione Pasquale”.

Il dramma nel dramma: la compagna di Emanuele ha perso il bambino

La compagna dell’autista, incinta da quattro mesi, ha perso il bambino. Rosaria Ardita, 30 anni, ha iniziato a stare male subito dopo la notizia della morte di Melillo. Un dolore troppo forte che ha avuto conseguenze sulla gravidanza della donna. Da poche settimane la coppia era andata a vivere insieme e a fine giugno il giovane autista aveva annunciato l’arrivo del figlioletto.

Melillo lo scorso 22 luglio era alla guida di un autobus di linea dell’azienda Atc con a bordo 11 passeggeri, precipitato nel vuoto finendo la propria corsa sulla spiaggia, a ridosso di un lido nella zona di Marina Grande. Melillo è l’unica vittima di un incidente, le cui cause sono tutte da accertare, che ha provocato anche 23 feriti, alcuni di loro in modo grave ma nessuno in pericolo di vita.

Il sostituto procuratore di Napoli Giuseppe Tittaferrante ha dato il via libera alla sepoltura dopo i numerosi esami eseguiti sul corpo di Melillo per chiarire quanto prima le cause che hanno portato al suo decesso. Inizialmente si era pensato a un malore, un infarto mentre era alla guida. Ipotesi questa smentita dai primi esiti dell’autopsia. “Dagli accertamenti eseguiti è emerso che le cause del decesso sarebbero riconducibili a ‘lesioni multiple agli organi toraco-addominali‘: al momento, quindi, sembrerebbe escluso che il decesso sia stato causato da un malore o da una patologia” ha chiarito la scorsa settimana Giovanna Cacciapuoti, legale della famiglia della vittima.

Ad ogni modo, come spiega l’avvocato, “bisogna attendere l’esito degli esami istologici al cuore e al cervello, e di quello tossicologico, per avere un quadro più chiaro”. Esami questi che sono stati ultimati nella giornata di giovedì 29 luglio alla clinica Pineta Grande di Castel Volturno (Caserta).

Le indagini sul bus e sul tratto di strada

L’ipotesi su cui è a lavoro la procura di Napoli è quella di omicidio colposo. Continuano gli accertamenti sul mezzo e su quel tratto di strada per escludere il guasto meccanico. Si verifica che le revisioni siano in regola, si controllano i documenti della società privata Atc, al vaglio anche i turni di Emanuele, i giorni in cui ha lavorato, i riposi oltre alle condizioni del minibus, in particolare ruote e motore, che secondo alcuni colleghi di Melillo era “obsoleto”. Accertamenti anche sulla ringhiera di protezione divelta dal mezzo guidato da Melillo, poi precipitato nel lido sottostante.

“Mio fratello era sano come un pesce, non soffriva di niente, era un leone. Ora vogliamo la verità”, ha dichiarato a Repubblica Amalia, 43 anni, sorella di Emanuele. Non riesce a rassegnarsi, dopo la notizia dell’incidente: “Mi ha chiamato un parente che lavora a Capri, mi ha detto prega, la vita di tuo fratello è appesa a un filo. Ho pregato ma non è servito”. Ripete più volte che Emanuele era un gran lavoratore, “uno stakanovista, non si lamentava mai, quando era maltempo e non riusciva a rientrare, ha dormito più di una volta con il sacco a pelo in un garage, pur di lavorare. Ha lavorato anche gratis, quando l’azienda era in difficoltà, ha fatto mille mestieri, voleva fare l’infermiere”.

“Era come se la ruota fosse uscita fuori dall’asse, come se avesse urtato contro un marciapiede”. È questa la versione resa da uno dei passeggeri del minibus di Capri. “Non c’è stato malore, il conducente non ha avuto un mancamento, ma ha resistito fino alla fine, ha provato con tutte le sue forze a raddrizzare la corsa del mezzo, che nel frattempo era sbandato”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.