Il 19enne ucciso durante una stesa
Emanuele Sibillo diventa pezzo da museo, il busto del baby boss della Paranza dei bambini in esposizione

Il busto in cera di Emanuele Sibillo sarà esposto al Museo Criminologico di Roma. Il Procuratore Capo di Napoli Giovanni Melillo ha dato il via libera ritenendo di interesse criminologico l’oggetto che raffigura il boss a capo della cosiddetta “Paranza dei Bambini” che ha ispirato film, romanzi, docu-film e serie tv. Il manufatto era stato trovato in una cappella votiva, realizzata abusivamente nell’edificio dove il giovane abitava nel Centro Storico di Napoli. La cappella è stata smantellata lo scorso aprile con un’operazione delle forze dell’ordine. All’interno si trovavano anche le ceneri di Sibilio, oggetto di una sorta di culto della personalità per via della sua fulminea e tragica traiettoria criminale – nel centro storico del capoluogo campano, negli ultimi anni erano apparsi diversi graffiti con la sigla “ES17” con la quale il giovane si identificava.
Il cimelio sarà quindi ospitato nelle sale del museo di via Gonfalone nella Capitale. La cappella si trovava in via Santi Filippo e Giacomo. Era stata realizzata al posto di un’antica e meno ingombrante edicola votiva. Le chiavi erano in possesso esclusivo della famiglia del baby boss. Lo scorso aprile, durante la rimozione, parenti e amici di Sibilio inveivano contro giornalisti e forze dell’ordine. L’urna del giovane venne consegnata invece ai familiari.
Sibilio è morto, assassinato ai Tribunali, mentre era latitante, nel 2015. Era considerato il leader del gruppo definito “Paranza dei Bambini”, composto da giovani, alcuni minorenni. A fine aprile i 21 arresti di presunti componenti al clan Sibillo indiziati di associazione di tipo mafioso, estorsione, ricettazione, spaccio di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco con le aggravanti delle finalità mafiose. Il gruppo è stato considerato considerato a vario titolo partecipe di quell’articolazione satellitare del clan Contini, rispetto al quale era subordinato.
Sibilio fu ucciso alle due di notte, poco lontano da casa sua, centrato alla schiena da un colpo fatale durante una “stesa” con altri affiliati. Aveva 19 anni e due figli. Fu caricato su un motorino e portato al pronto soccorso dell’Ospedale Loreto Mare. Tutto inutile. Cinque i condannati per il suo omicidio, in via Oronzio Costa. Secondo la Dda la “paranza dei bambini” non sarebbe morta col suo leader, anzi: nei confronti dei 21 arrestati a fine aprile emergerebbe un quadro di estorsioni e atti intimidatori nei confronti di numerosi esercenti di Forcella e del centro di Napoli.
Il gruppo di Sibilio era rivale dei Buonerba. Lo scontro nel centro storico rientrava per il controllo delle piazze di spaccio e delle attività illecite. Il busto di Sibilio sarebbe stato utilizzato anche a scopo intimidatorio: dall’inchiesta della DDA emergeva che un commerciante della zona venne “trascinato”, prima della richiesta di estorsione, davanti all’altarino affinché riconoscesse la supremazia malavitosa dei Sibillo. Il museo di via del Gonfalone dipende dal Dap, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Fondato nel 1930, è diviso in quattro sezioni ed espone strumenti di tortura, reperti dalle scene di omicidi rilevanti, un archivio fotografico consultabile anche online.
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