“Emanuele Sibillo vive”, a Roma scritte per il capo della paranza dei bimbi ammazzato a 19 anni

Foto Il Riformista

E.S. 17 vive“. A Roma frasi in memoria di Emanuele Sibillo, il baby boss ucciso a 19 anni nel 2015 nelle settimane in cui era latitante. Su un marciapiede di viale Trastevere è stata notata la dedica nei confronti del giovane aspirante capo camorra colpito alla spalle mentre si trovava come passeggero sulla moto dopo l’ennesima stesa contro i ribelli di via Oronzio Costa, la famiglia Buonerba che dopo il blitz che smantellò la “paranza dei bimbi” non voleva più pagare il pizzo per lo spacciare senza problemi.

Emanuele Sibillo è stato a lungo celebrato e ricordato sia dalla malavita che dai professionisti dell’anticamorra che ne hanno raccontato le gesta in libri, film, documentari. Un ragazzo morto ammazzato a 19 anni, padre di due bambini e protagonista della malavita per poco più di due anni dopo una esperienza nel carcere minorile di Nisida.

Una volta tornato in libertà, insieme alle giovani leve del vecchio clan Giuliano, ha provato a creare una nuova organizzazione criminale per cacciare definitivamente da Forcella la storica cosca dei Mazzarella. Pensava di contare sull’Alleanza di Secondigliano e in particolare sul clan Contini ma in realtà i vecchi boss hanno giovato della faida tra giovanissimi che ha insanguinato i vicoli del centro storico di Napoli.

Loro si ammazzavano e attiravano l’attenzione delle forze dell’ordine e degli investigatori, mentre i clan storici continuavano a navigare nell’ombra, facendo affari d’oro.

Nella zona di piazza San Gaetano, che si trova lungo via dei Tribunali e alla fine della via dei presepi (San Gregorio Armeno), erano diverse le scritte dedicate a “ES 17”, dove 17 è il numero dell’alfabeto corrispondente all’iniziale del cognome Sibillo, oltre ad essere il numero di maglietta del suo idolo calcistico all’epoca (Marek Hamsik) e, così come raffigurato in un tatuaggio, il 17 era disegnato fra le fiamme sulla pelle Sibillo con l’auspicio di bruciare la sfiga.

Nell’aprile del 2021, in seguito a un blitz contro il clan Sibillo, forze dell’ordine e vigili del fuoco smantellarono in un edificio di via Santi Filippo e Giacomo anche la cappella votiva e il busto in cera di Emanuele Sibillo dove venivano spesso portate le vittime di racket. Busto esposto da circa un anno nel Museo Criminologico di Roma.