In occasione della Giornata Mondiale del Suolo Pubblico, l’associazione Wwf pubblica il report sugli incendi che hanno colpito il pianeta nel corso di quest’anno. “Un 2019 di fuoco” che vede bruciati nel totale più di 20 milioni di ettari di foreste, devastando gli habitat naturali. Di questi circa 12 milioni di ettari di foreste sono andate in fumo solo in Amazzonia, 27mila ettari nel Bacino del Congo, oltre 8 milioni nell’Artico, 328mila ettari tra foreste e molti altri ettari in Indonesia. Negli ultimi giorni è l’Australia ad essere protagonista dei roghi boschivi con risultati pericolosi e catastrofici mai visti prima, soprattutto la zona del New South Wales e del Queensland. Solo nel New South Wales le fiamme hanno bruciato circa un milione di ettari e ucciso ben 350 koala, mentre molti di più sono feriti e altri ormai sono senza un rifugio sicuro. Sono diventati virali i video che ritraggono i veterinari che soccorrono i koala ustionati dalle fiamme, causando il rischio di una loro prossima estinzione.
IL REPORT – Come riporta il Wwf, gli incendi sono il risultato della combinazione di deforestazione, agricoltura, zootecnia e cambiamenti climatici. Tutti questi fattori concorrono ad annientare vaste aree di foreste che svolgono un ruolo di adattamento al riscaldamento globale e assorbono un’enorme quantità di anidride carbonica: la sola foresta amazzonica accumula dai 150 ai 200 miliardi di tonnellate CO2. Infatti, secondo i dati riferiti dal portale Conservation International dal primo gennaio 2019 fino al 15 novembre in Amazzonia sono stati registrati 233.473 incendi, numeri ancora in fase di aggiornamento. In Bolivia più di due milioni di animali selvatici sono morti in due settimane di incendi che hanno devastato enormi aree delle foreste boliviane, in particolare la savana tropicale Chiquitania nell’Est del Paese. Più di 5,3 milioni di ettari sono stati distrutti e circa il 40% di quest’area era coperta da foreste.
Ad agosto, contemporaneamente ai fuochi avvenuti nella foresta pluviale amazzonica del Brasile, anche nell’africana Repubblica del Congo sono stati constatati un numero di incendi molto elevato. Infatti le immagini satellitari della Nasa mostravano che in Africa le devastazioni fumose erano molto più alte rispetto all’Amazzonia. In alcune occasioni di picco dei roghi l’Angola ha contato quasi il triplo degli incendi del Brasile, constatati dai satelliti dell’ente spaziale che indicavano circa 6.000 incendi in Angola, più di 3.000 in Congo e poco più di 2.000 in Brasile. La Nasa definì in quei giorni l’Africa il “continente del fuoco”, dove si registrava il 70% dei 10.000 incendi che colpivano tutto il mondo in un giorno medio di agosto.
Un’altra zona devastata dagli incendi boschivi è stata l’Indonesia. In questa area quest’anno sono stati registrati i peggiori roghi dal 2015. Secondo i dati del servizio di monitoraggio dell’atmosfera Copernicus dell’Ue dal primo agosto al 18 settembre sono stati inceneriti più di 328.000 ettari generando circa 360 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica in appena un mese e mezzo. Il manto di fumo si è diffuso in Malesia, a Singapore, nel sud della Thailandia e nelle Filippine.