Emergenza rifiuti, la decisione l’ha presa il Tar. – Il Tribunale amministrativo, con sentenza breve, ha annullato l’ordinanza della Regione Lazio dello scorso primo aprile con cui si ordinava a Roma Capitale di adottare e trasmettere, entro 30 giorni, un piano impiantistico ai fini dell’autosufficienza in termini di trattamento, trasferenza e smaltimento dei rifiuti, recante anche l’impegno a realizzare una rete integrata e adeguata di impianti. In poche parole la discarica (o più propriamente l’impianto di trattamento dei rifiuti) non dovrà essere necessariamente all’interno del Raccordo anulare ma anche nei paesi di cintura o in altri capoluoghi della regione. Ora quella che doveva essere una decisione tecnica sta diventando una patata rovente a livello politico. Perché, come notoriamente tutti sanno, il problema del sito va a impattare sul gradimento elettorale: con questa mossa la Raggi ha di fatto allontanato lo spettro di un crollo di consensi dovuto a una scelta necessaria ma di fatto impopolare come portare i rifiuti in un’area della città.
RAGGI A GAMBA TESA
«Il Tar del Lazio ha accolto il nostro ricorso e ha annullato l’ordinanza con cui il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti imponeva a Roma Capitale di indicare una discarica dentro la città. Si tratta di una vittoria per tutti i cittadini e tutti i territori che, da troppi anni, pagano scelte scellerate calate dall’alto. Ora la Regione Lazio non ha più alibi». Lo afferma la sindaca di Roma Virginia Raggi in un post su Facebook dopo la sentenza del Tribunale amministrativo del Lazio che scongiura il commissariamento della gestione dei rifiuti del comune di Roma da parte della Regione Lazio. «Dopo la chiusura della discarica di Malagrotta nel 2013 non sono mai state costruite valide alternative, neppure nell’ultimo, insufficiente, piano rifiuti regionale. A questo si aggiunge le chiusura di diverse discariche e impianti del Lazio, uno dei quali al centro dell’indagine che ha portato agli arresti della responsabile della direzione Rifiuti della Regione Lazio, per ipotesi di corruzione. Questi sono i fatti», aggiunge la prima cittadina del Lazio.
LO SCENARIO
«Le soluzioni esistono. Alcune di esse sono state individuate nel nuovo piano industriale di Ama, che prevede anche la realizzazione di nuovi centri di trattamento meccanico-biologico: impianti che non sono stati realizzati prima anche per i pesanti ritardi nell’approvazione del Piano Rifiuti della Regione Lazio», continua Virginia Raggi. «I giudici hanno sgomberato il campo da ogni alibi. Non si può fare politica su un tema così delicato, sulle spalle dei cittadini. È arrivato il momento che la Regione collabori per cercare soluzioni fattibili e concrete», conclude la sindaca.
LA REPLICA DI ZINGARETTI
“La sostanza non cambia: il Tar conferma chiaramente che Roma non ha un piano impiantistico, non ha indicato i siti dove collocare gli impianti e non sa dove portare i rifiuti che produce. Su questo il Tar rileva a chiare lettere l’omissione da parte del Comune affermando la mancanza, cito la sentenza, di “un piano impiantistico volto a garantire l’autosufficienza nel trattamento, trasferenza e smaltimento dei rifiuti del Sub-ATO di Roma Capitale“.
Il Tar quindi eccepisce alla regione esclusivamente l’idoneità nell’uso dell’ordinanza per affrontare il problema e indica invece la necessità di utilizzare gli strumenti ordinari “in caso di omessa adozione da parte delle Province e dei Comuni di atti obbligatori” previsti dalla normativa. Come ho già detto non viene assolutamente contestata la sostanza dell’ordinanza. Come Regione, attraverso il lavoro di questi mesi, anche con le ordinanze adottate che hanno evitato l’accumularsi dei rifiuti in strada e il conseguente pericolo sanitario, abbiamo provato in sinergia con le altre istituzioni locali a risolvere l’emergenza rifiuti della capitale. Ora la situazione sta diventando gravissima: Roma rischia di essere invasa dai rifiuti perché Regioni e Comuni che accolgono già i rifiuti romani, dopo la scadenza del 30 giugno non intendono ricevere ulteriori conferimenti. Il rischio emergenza per la Capitale dunque si ripropone ancora una volta e diventa sempre più drammatico perché, lo ripeto, in assenza di soluzioni credibili da parte di Roma Capitale e della Città Metropolitana rischiamo che nessuno sia più disponibile a ricevere i rifiuti di Roma. Per salvare la capitale procederemo in via ordinaria con le indicazioni presenti nella sentenza ma già oggi informerò il Governo del pericolo che corre Roma”.

Franco Pasqualetti

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