Gli effetti dell'alluvione del 16-17 maggio sono ben al di là dall’essere risolti
Emilia Romagna, l’emergenza alluvione è già stata dimenticata?

Mentre la Camera approva in prima lettura il decreto alluvione, la Romagna è già alle prese con nuove emergenze. Le violente tempeste di pioggia, grandine e vento che hanno colpito il Nord Italia non hanno risparmiato i territori già devastati dall’alluvione del 16-17 maggio. E gli effetti di quel dramma, ad oltre 2 mesi dal disastro, sono ben al di là dall’essere risolti.
Negli ultimi giorni sono partiti i primi bonifici di 3mila euro destinati dalla Regione alle famiglie colpite. “Piuttosto che niente, è meglio piuttosto”, dice un proverbio dell’antica saggezza dialettale romagnola; ma è chiaro che una somma simile spesso non è sufficiente neppure a preventivare i primi lavori. E in ogni caso sono escluse le imprese, a cui ancora non è arrivato nulla né dalla Regione né dal Governo.
La Camera di Commercio della Romagna è l’unica, finora, che ha dato una mano stanziando complessivamente 2 milioni e mezzo di euro, che significa un contributo di 2500 euro per ciascuna impresa colpita. Un gesto di attenzione, il massimo che un ente come quello camerale può fare; ma chiaramente troppo poco.
E il Governo? Solo una piccola parte delle risorse stanziate dall’Esecutivo potranno essere utilizzate per gli indennizzi, di cui ancora poco si sa su come potranno essere spesi. È un compito che spetterà al commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo, assistito dal suo team di collaboratori (che ancora non è completato).
Si aggiungono, poi, i timori legati alle nuove precipitazioni. Pochi dei tanti lavori necessari per la messa in sicurezza del territorio, reso molto vulnerabile dalle inondazioni, sono partiti. Gli enti territoriali, per fronteggiare l’emergenza e svolgere i lavori di somma urgenza che potevano assegnare da soli, hanno speso oltre 500 milioni di euro. Di fatto hanno svuotato le casse comunali confidando in un celere intervento dello Stato centrale. Che, per ora, non è arrivato.
E poi si attende di capire come si vorrà ricostruire le opere pubbliche e sostenere la ricostruzione di quelle private. “Ricostruiremo tutto come prima”, è stato detto nelle prime settimane dopo l’alluvione: meglio di no. Perché infrastrutture e immobili privati in molti casi erano stati studiati, progettati e realizzati secondo criteri, conoscenze e dati di un’epoca che non c’è più. Quei parametri non sono più sostenibili con i cambiamenti climatici che stiamo vivendo.
Un senso di totale isolamento, invece, pervade le popolazioni dei comuni collinari e montani. Le centinaia di frane che hanno reso impraticabili o limitato la circolazione in molte strade, hanno decimato i flussi turistici nei borghi, costretto alcune attività alla chiusura e gettato un’ombra sinistra sul futuro di quelle comunità. Alcune di queste rischiano un rapido spopolamento che sarebbe letale.
Nella Romagna alluvionata, che si sforza di mostrare il suo volto migliore nella stagione estiva, molte sono le nubi, non solo metereologiche. L’obiettivo fissato dalla premier Meloni, di arrivare al 100% di rimborso per chi ha subito danni, ad oggi sembra un miraggio.
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