Sorella Kate è un’ex dirigente di JP Morgan che, in seguito a una profonda crisi personale e professionale, decide di intraprendere un percorso in qualche modo spirituale che la porterà a fondare un’azienda molto particolare. Una sorta di congrega – le sue affiliate vestono da suore – che unisce senso per gli affari e ideali in un’impresa che produce cannabis medica.
“Le Sorelle di Marija” (Breaking Habits) è un documentario di Rob Ryan che racconta la storia di Kate (Christine Meeusen) e delle donne che insieme a lei hanno avviato questa attività nel Merced, in California, una delle contee più povere e pericolose del Paese.
La trasformazione culturale della cannabis negli Stati Uniti da illecita forma ricreativa, socialmente disapprovata, a una vera e propria macchina capitalistica multimiliardaria, rappresenta uno dei più grandi cambiamenti sociali a cui si è assistito in questo secolo nel mondo occidentale. Le Sisters of Valley, senza aderire ad alcun ordine religioso, agiscono nel rispetto dell’ambiente e producono sostanze medicinali a base di cannabidiolo (CBD) utili a trattare innumerevoli e gravi patologie; ma nonostante i risultati che il loro lavoro garantisce, sono costrette a combattere quotidianamente contro il sistema: lo sceriffo, il vescovo, le squadre investigative della contea dello Stato e i boss locali della droga. Un’incredibile storia di determinazione, grinta e rinascita. Una storia americana. Ma non solo.
Infatti, la rivoluzione sociale sul tema delle sostanze stupefacenti a cui stiamo assistendo nel continente della War on Drugs, ma che coinvolge tanti altri paesi nel mondo, dimostra quanto il ritardo culturale sia ancora troppo diffuso nel dibattito politico in Italia. Il nostro Paese, infatti, sta perdendo un’altra grande opportunità per fare un passo avanti seguendo le tendenze del mondo antiproibizionista che porterebbe maggiore legalità, sicurezza e giustizia.
Ad oggi, sono in discussione in Commissione Giustizia della Camera dei Deputai, dopo rallentamenti e stop, due disegni di legge per legalizzare la coltivazione domestica di cannabis. La proposta dell’On. Licatini (M5S) recepisce a pieno la sentenza delle Sezioni Unite della Corte di cassazione del 2019 che ha giudicato non punibile penalmente la coltivazione, per uso personale, di una modica quantità di piante di cannabis attraverso l’utilizzo di tecniche rudimentali. Oltre che a legalizzare la coltivazione domestica, il disegno di legge a prima firma dell’On. Magi di +Europa, ma sostenuto in modo trasversale da diverse forze politiche, chiederebbe la decriminalizzazione per fatti di lieve entità, essendo l’Italia tra i paesi con le leggi sulle sostanze stupefacenti più pesanti in tutta Europa: la pena relativa alla cessione di sostanze stupefacenti, fino a vent’anni di reclusione, è praticamente contigua con quella prevista per l’omicidio volontario, con un minimo di ventun anni e un massimo di ventiquattro anni.
L’immagine di una severità eccessiva, sproporzionata e irragionevole è stata rilevata anche dai relatori invitati ad esprimersi sulle proposte di legge durante le audizioni presso la Camera dei Deputati. Perfino il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero de Raho, ha espresso il suo parere concorde alle proposte di legge: “La coltivazione a uso personale potrebbe ridurre la necessità per il consumatore di droghe leggere di rivolgersi alla manovalanza criminale, togliendo alla criminalità organizzata una fetta di mercato.”
Questo cambio di paradigma nell’approccio repressivo si rivelerebbe decisivo non solamente per la questione di criminalità, ma porterebbe tangibili soluzioni anche nell’ambito sanitario e carcerario. Infatti, ad oggi, sebbene il consumo di cannabis sia legale nel nostro Paese, gli unici fornitori “autorizzati” dallo Stato sono gli spacciatori. Le proposte di legge eviterebbero che i consumatori di cannabis (sono 6 milioni in Italia) siano costretti a rivolgersi nelle piazze di spaccio nelle mani delle mafie dove la cannabis viene spesso tagliata con sostanze nocive come lacca, lana di vetro e piombo. Inoltre, la coltivazione domestica assicurerebbe la continuità delle terapie per i pazienti che fanno uso di cannabis regolarmente, colmando l’insufficienza della produzione italiana. Dulcis in fundo, la proposta Magi arriverebbe il sistema giudiziario da tutti quei procedimenti inutili legati a fatti di lieve entità nel segno della proporzionalità della pena.
Se da noi è ancora una fatica far passare l’idea che una pianta di cannabis sul balcone sia qualcosa di innocuo, forse può essere d’aiuto conoscere la storia di chi dalla cannabis ha realizzato l’ardua impresa di farla diventare un vero e proprio lavoro.
Giovedì 8 luglio, alle ore 19.30, al Cinema Farnese di Roma si terrà la proiezione speciale di “Le Sorelle di Marija”. A introdurre il documentario sarà Emma Bonino, la Senatrice, storica leader radicale protagonista di molte battaglie antiproibizioniste. Il dibattito e la proiezione saranno un’occasione di avviare anche nel nostro paese una discussione libera, seria e responsabile, sulla regolamentazione della produzione, vendita e consumo di cannabis.
Solamente per questa volta, politici, giornalisti e cittadini potranno restare fermi a guardare.