L’imprenditore, miliardario americano, stretto alleato del neoeletto presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che lo ha aiutato nella sua rielezione, è stato nominato assieme a Vivek Ramaswamy, fondatore di un gruppo di biotecnologie e farmaceutica, alla guida di una nuova agenzia governativa statunitense focalizzata sul taglio degli sprechi e sulla ristrutturazione delle agenzie federali, chiamata Department of Government Efficiency (DOGE), lo stesso nome della cripotovaluta Dogecoin promossa da Musk, anche per l’acquisto di automobili Tesla. «Manderemo onde d’urto attraverso il sistema e contro chiunque sia coinvolto nello spreco del governo, che sono un sacco di persone!», ha commentato Musk che nelle scorse settimane aveva promesso di tagliare la spesa pubblica per 2 mila miliardi di dollari.

Le nomine premiano due fedelissimi sostenitori di Trump che vengono dall’industria privata, due imprenditori considerati «visionari e organici» dalla destra populista trumpiana.
Trump ha spiegato che il lavoro di Musk e Ramaswamy dovrà concludersi entro il 4 luglio 2026 con il raggiungimento di un governo ridotto, essenziale e più efficiente e che questo sarà il regalo che la sua amministrazione farà al Paese nel 250° anniversario della firma della Dichiarazione di Indipendenza. “Musk ha sostenuto Trump durante queste elezioni, ma ciò che conta per noi è che sia un imprenditore che lavora attivamente nei settori dello spazio e della tecnologia”, ha detto Erdoğan ai giornalisti che lo hanno accompagnato nel suo viaggio a Baku.La tecnologia non è un’area in cui puoi progredire da solo; le partnership sono necessarie. Se si presentano opportunità di collaborazione, siamo aperti a lavorare con Musk, attivamente impegnato nell’innovazione tecnologica compresa quella spaziale”, ha riferito Erdoğan ai giornalisti, di ritorno dall’Azerbaigian.

Erdoğan e Musk condividono un rapporto cordiale. L’anno scorso l’imprenditore americano aveva incontrato il leader turco a New York a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Musk gli aveva presentato uno dei suoi undici figli e durante quell’incontro il presidente turco lo aveva invitato a prendere in considerazione la costruzione di una fabbrica Tesla in Turchia.

Ora, molti fornitori turchi collaborano già con Tesla e la Turchia è tra i principali candidati assieme all’India per l’apertura a Istanbul di una gigafactory di Tesla e il servizio di comunicazioni satellitari di Starlink, una società che non è quotata in borsa come Tesla, ma che è interamente nelle sue mani come venture di SpaceX. Sarebbe questa, l’ottava per la casa automobilistica dopo le quattro ubicate negli Usa, una in Cina e in Germania oltre a quella in costruzione in Messico.

Inoltre Ankara sta già collaborando con aziende di proprietà di Musk come la SpaceX, l’azienda aerospaziale che l’8 luglio scorso ha lanciato con successo il primo satellite per comunicazioni costruito in Turchia, il Turksat 6A, inviandolo in orbita geostazionaria dalla Cape Canaveral Space Force Station in Florida. Erdoğan vorrebbe cooperare con Musk anche nel campo dell’intelligenza artificiale. Tuttora Starlink è bloccata in Turchia, non possiede ancora la licenza per operare. L’esistenza di questa rete costituita da migliaia di satelliti che girano attorno al nostro pianeta anziché rimanere fissi in una sola regione dipende dalla presenza di un alto numero di utenti distribuiti su tutto il globo. L’azienda per guadagnare ha bisogno dunque che i suoi satelliti sorvolino un Paese dove l’azienda ha la licenza per operare. Per un’impresa che ha richiesto un investimento di 10 miliardi di dollari, gli 86 milioni di cittadini turchi rappresentano una preda ambita per Musk, che fino ad ora non era riuscito a ottenere il permesso dal governo turco.

Quello che Erdoğan propone è un do ut des; è nota la sua abilità di giocatore di poker per ottenere quel che desidera e a Musk chiede più investimenti in hi-tech e posti di lavoro. Intanto l’annuncio da parte di Trump della nomina di Marco Rubio a segretario di Stato ha creato non poche preoccupazioni ad Ankara. preoccupata per le relazioni tra i due alleati Nato anche perché Marco Rubio è un convinto sostenitore di Netanyahu e si era fermamente opposto all’invasione della Turchia nel nordest della Siria nel 2019 e alla decisione di Trump di ritirare il contingente americano costituito da circa 900 uomini. Rubio ha fortemente criticato la Turchia accusandola di essere un paese autoritario come Russia, Cina e Venezuela.

Ha inoltre fortemente criticato l’amicizia di Erdoğan con Maduro e si è sempre mostrato vicino al movimento gülenista e ad un suo esponente illustre come l’apolide cestista dell’NBA, Enes Kanter, costretto a rifugiarsi negli Usa perché perseguitato dal regime turco. Insomma, Rubio è d’accordo con Trump su ogni questione e questo non tranquillizza affatto Ankara. Vedremo se la Turchia riuscirà a stabilire una “diplomazia tra Stati”, così come dovrebbero essere basate le relazioni diplomatiche per poter essere considerate solide, in alternativa a una “diplomazia telefonica tra leader”, così come è avvenuto finora tra Trump ed Erdoğan.