Verso Berlino
Erdogan e Putin: “Cessate il fuoco in Libia ma anche tra Iran e Usa

Turchia e Russia sostengono che il cessate il fuoco darà forza al processo di Berlino che mira a porre fine al conflitto in Libia. «Tutti i paesi vicini dovrebbero partecipare attivamente ad esso», ha detto il ministro degli Esteri russo Lavrov. L’inaugurazione del gasdotto TürkStream avvenuta ieri a Istanbul in una cerimonia simbolica è subito diventata un’occasione e una ribalta per affrontare le crescenti tensioni in Medio Oriente e nel Mediterraneo, in particolare in Libia.
L’alleanza tattica tra Turchia e Russia si trasforma sempre più in alleanza strategica man mano che la situazione in Medio Oriente si deteriora. «Anche se abbiamo divergenze su alcune questioni – ha tenuto a precisare Erdoğan – questo non costituirà un fattore di rottura dei nostri storici legami». Turchia e Russia stanno sviluppando relazioni bilaterali in un ampio spettro di settori: in campo energetico, militare e, soprattutto, strategico. L’obiettivo sia di Mosca che di Ankara e di affermarsi come principali registi nel conflitto libico è di ridurre l’influenza nell’area mediorientale e nel Mediterraneo degli altri attori regionali – e soprattutto non regionali. Essi puntano a divenire driver di un processo di de-escalation in tutta la regione euromediterranea un po’ come è accaduto col processo di Astana in Siria.
«Non abbiamo alcuna intenzione di fare la guerra – ha detto Erdoğan – Abbiamo le coste mediterranee più lunghe nell’area quindi non possiamo rinunciare ai nostri diritti». La strategia della Turchia nel Mediterraneo e nel Nord Africa è volta al rafforzamento del suo ruolo di hub energetico regionale. Dal canto suo Mosca punta ad essere una potenza mediterranea e atlantica e per questo ritiene che debba continuare ad essere proattiva e non solo come ha fatto col lancio della strategia della sicurezza collettiva dei Paesi del Golfo Persico, presentata nel luglio 2019, ma contribuendo alle soluzioni di altre crisi regionali, dal momento che il ruolo e le politiche sia degli Stati Uniti che dell’Unione europea appaiono esitanti e quindi incapaci di qualsiasi decisione. Per queste ragioni la Russia ha bisogno di basi navali nel Mar Nero (in Crimea), nel Mediterraneo e in punti vicini a Gibilterra e per questo ha ampliato la sua base navale di Tartus in Siria e intende installare installare sue basi in Egitto e in Libia.
Erdoğan ha parlato di un «cerchio di fuoco che deve essere interrotto nella regione mediorientale» e l’allusione era agli Usa e anche all’Iran. Russia e Turchia hanno congiuntamente condannato l’uccisione del comandante Soleimani come atto che mina la sicurezza e la stabilità nella regione; analoga condanna vi è stata per l’attacco missilistico da parte dell’Iran contro le basi militari della coalizione in Iraq perché porterebbe a un nuovo ciclo di instabilità e danneggerebbe gli interessi di tutti. Putin pur avendo mostrato di non aver gradito l’accordo Turchia-Libia per la presenza in esso di articoli sulla cooperazione militare si è reso disponibile ad ad una intesa con Erdoğan.
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