La Turchia ha iniziato a inviare truppe in Libia a sostegno di Al Sarraj, come deliberato dal Parlamento due settimane fa, «per garantire che il legittimo governo libico rimanga in carica e per favorire la stabilità». Lo ha fatto sapere il presidente Recep Tayyip Erdogan illustrando le linee di politica estera nel suo discorso programmatico di inizio anno. Erdogan ha anche annunciato che nel 2020, «il prima possibile», la Turchia concederà le licenze e comincerà le trivellazioni in una zona contesa del Mediterraneo orientale ricca di idrocarburi. Le perforazioni, ha spiegato, avverranno nella zona interessata dall’accordo sui confini marittimi firmato a fine novembre tra Ankara e Tripoli.

Secondo Ankara, questo accordo permette alla Turchia di accampare rivendicazioni su alcuni giacimenti e di avere voce in capitolo anche sul progetto di gasdotto EastMed, che deve esportare in Europa il gas israeliano e attraversare la zona rivendicata dai turchi. Sulla base di questa intesa, ha spiegato Erdogan, «non è più possibile, da un punto di vista giuridico, fare esplorazioni, perforazioni o far passare un gasdotto nella zona situata tra la linea di demarcazione continentale di Turchia e Libia senza il loro avvallo». L’accordo è stato condannato da gran parte della comunità internazionale, che non lo ritiene legittimo. In particolare, Grecia e Cipro denunciano violazioni delle rispettive frontiere.

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