Il ministro della Giustizia lo ha definito «un grande sforzo collettivo e un bellissimo esempio di unità nell’interesse dei nostri giovani». Il decreto ministeriale, che indica al 20 maggio l’inizio delle prove dell’esame di Stato per l’abilitazione alla professione forense, ha consentito di non prolungare ulteriormente l’attesa per i quasi 26mila aspiranti avvocati. «L’attuale situazione pandemica non ha consentito lo svolgimento delle prove scritte nelle date individuate e un ulteriore rinvio avrebbe comportato l’impossibilità di portare a termine le correzioni ed effettuare le conseguenti prove orali in tempo utile per la sessione 2021», ha commentato l’avvocato Gennaro Demetrio Paipais, presidente dell’Unione giovani penalisti di Napoli.

«Tuttavia – ha aggiunto – sebbene la disciplina derogatoria rispetto a quella ordinaria miri a coniugare le istanze legittime dei candidati a poter sostenere l’esame di abilitazione con la tutela alla salute e consenta l’espletamento, in sicurezza, della riformata modalità delle prove orali in un momento storico emergenziale, qualche perplessità va segnalata in ordine ai tempi eccessivamente ristretti per lo svolgimento delle stesse. Sul punto, dovrebbe fare chiarezza il decreto ministeriale». Non tramonta l’idea di una riforma: «La disciplina emergenziale – ha concluso Paipais – potrebbe favorire una riflessione sulla necessità di una riforma complessiva dell’accesso alla professione forense. Sul punto, va licenziata con favore la proposta di legge Di Sarno che, dopo un lungo periodo di interpretazione distorta dell’esame di abilitazione, restituisce dignità ai giovani colleghi. Oggi la proposta Di Sarno (due prove scritte, utilizzo dei codici annotati, scelta di quattro materie orali e obbligo di motivazione del giudizio per ciascun elaborato) è all’esame del costituendo comitato ristretto che contempla la nuova maggioranza del governo Draghi».

In attesa di una eventuale riforma, quali sono le novità previste dal nuovo decreto ministeriale? Per diventare avvocato bisognerà superare un doppio esame orale, uno da remoto e uno in presenza davanti alla commissione (sono stati già nominati i 1.500 membri, tra avvocati, magistrati e docenti, delle sottocommissioni esaminatrici). La prima prova verterà su un caso di natura civile, penale o amministrativa a seconda di quanto indicato nella busta chiusa scelta dal candidato. La seconda prova sarà relativa alle cinque materie scelte dal candidato e alla conoscenza dell’ordinamento forense e dei diritti e doveri dell’avvocato. Claudia Majolo, presidente dell’Unione praticanti avvocati, e Vincenzo La Licata, leader dell’Associazione praticanti avvocati italiani, si dicono soddisfatti.

«È finalmente ufficiale che la sessione 2020 si svolgerà e si svolgerà con il meccanismo del doppio orale», sottolinea Majolo ringraziando la ministra Cartabia e il Consiglio nazionale forense per l’attenzione data alla questione dell’esame da avvocato in passato molto trascurata. Resta il nodo sui quesiti, se saranno elaborati da ciascuna sottocommissione o dalla commissione centrale. Ma la strada è ormai tracciata.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).