Il macabro rito
Esecuzioni show, i talebani aprono gli stadi per il rito della pena di morte
Tornati al potere in Afghanistan un anno e mezzo fa, il 7 dicembre scorso i Talebani sono tornati a fare i Talebani secondo i loro usi e costumi fuori dal tempo e fuori dal mondo. Hanno riaperto uno stadio, non per giocare a pallone ma per mettere in scena la legge del taglione. Per il macabro rito della prima volta che segna il ritorno di quelli di una volta, hanno allestito una cerimonia inaugurale degna di un’apertura dei campionati del mondo.
La tribuna d’onore dello stadio di Farah era riservata a leader talebani e magistrati di alto livello, alcuni arrivati addirittura dalla capitale Kabul. Erano presenti, tra gli altri, alcuni giudici della Corte Suprema, il Ministro degli Esteri Amir Khan Muttaqi, quello degli Interni Sirajuddin Haqqani, il Ministro per la promozione della virtù e la repressione del vizio Mohammad Khaled Hanafi, il vice Ministro dell’Economia Abdul Ghani Baradar. Il grande evento non era legato alla calciomania indotta dai Mondiali in corso in Qatar. La leadership talebana e centinaia di spettatori erano nello stadio per assistere alla brutale esecuzione di una persona. Erano lì per celebrare il ritorno al passato, alla legge del Qisas: la regola simmetrica della “restituzione dello stesso tipo”, del rispondere al sangue col sangue, alla morte con la morte.
Sugli spalti c’erano i tifosi della Sharia, a centrocampo il condannato a morte, un uomo di nome Tajmir, figlio di Ghulam Sarwar, residente in un villaggio della provincia di Herat. Cinque anni fa, aveva ucciso un uomo di nome Mustafa, residente nella vicina provincia di Farah. Dopo averlo ammazzato, gli aveva portato via la moto e il cellulare. Secondo la legge islamica, la famiglia della vittima può scegliere tra la morte e il perdono. Talebani misericordiosi hanno supplicato la madre di Mustafa di graziare Tajmir “per amore di Dio”, ma lei ha insistito per la sua esecuzione. “Deve essere ucciso e seppellito come lui ha fatto con mio figlio”. A eseguire la condanna è stato proprio il padre della vittima che ha sparato all’uomo tre colpi di arma da fuoco.
Prima dell’esecuzione è stato emesso un avviso che pubblicizzava l’evento e chiedeva a tutti i cittadini di recarsi al campo sportivo. Mancava solo Haibatullah Akhundzada, il leader supremo dell’Emirato islamico d’Afghanistan che non si mostra mai in pubblico, vive nell’ombra e governa con l’assenza. A metà novembre, aveva emesso un editto con cui ordinava a giudici e funzionari statali maggior rigore nell’applicazione della Sharia, anche con esecuzioni di piazza, frustate, lapidazioni per reati più o meno gravi o del tutto inesistenti, furto, sequestro, ma anche adulterio. Da lì a poco e nelle settimane successive si sarebbero moltiplicati gli eventi di persecuzione e le punizioni corporali nei confronti di ladri e criminali comuni, donne adultere e cittadini accusati di comportamenti “immorali”.
Il portavoce dei Talebani, Zabihullah Mujahed, ha respinto le critiche internazionali e ha fatto ricorso a concetti di sovranità giurisdizionale, garantismo processuale e relativismo culturale per giustificare la barbarie dell’atto compiuto nella provincia di Farah. “La sentenza di Dio onnipotente contro un assassino è stata esaminata da tre diversi tribunali dell’Emirato in modo molto dettagliato e ripetuto”, ha dichiarato. È stata poi sottoposta al parere della guida suprema che dopo averla analizzata con “la massima cura” e averne discusso in modo “esauriente con un folto gruppo di studiosi, alla fine, ne ha ordinato l’attuazione”.
La prima esecuzione pubblica da quando nell’agosto 2021 i Talebani sono tornati al potere, è un punto di svolta nel rapporto con la comunità internazionale. All’inizio avevano promesso di garantire i diritti delle donne e delle minoranze. Poi hanno cominciato a limitare diritti e libertà, fino a imporre un divieto all’istruzione delle ragazze oltre la prima media. Con la sfacciata e rivendicata esecuzione a Farah, i Talebani hanno rotto gli argini della prudenza e del pudore nel mostrare il vecchio volto oscurantista.
Il giorno dopo l’esecuzione, ventisette persone sono state frustate in pubblico a Charakar, capoluogo della provincia di Parwan, come punizione per presunti reati di adulterio, furto, droga e altri crimini. Diciotto uomini e nove donne sono stati fustigati ciascuno dalle 25 alle 39 volte nel corso di un raduno pubblico di gente del posto. Funzionari talebani hanno fatto una predica per dire dell’importanza e la bellezza della legge della Sharia. Gli oltranzisti più conservatori non si curano più di come sono visti agli occhi del mondo. Il loro sguardo è rivolto al passato islamico, all’antico piccolo mondo afghano.
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