Tornate con la mente a cinquanta giorni fa, primo aprile. Non è un pesce. Di ritorno da una missione americana mi accingo a correre la Maratona di Milano.
Ma a San Siro c’è Inter-Fiorentina e vado a vedere la partita. A sorpresa vincono i Viola, in trasferta, con un gol nella ripresa di Jack Bonaventura.
La mia gioia è incontenibile e mi metto a fare quello che si fa in questi casi: prendere in giro gli amici tifosi nerazzurri. Sia di persona sia via whatsapp.

E ben tre amici, tutti e tre molto conosciuti nel loro settore di competenza, mi rispondono piccati. “Senti, mi sta anche bene aver perso con voi questa partita purché serva ad esonerare l’allenatore, Simone Inzaghi. È tutta colpa sua, la squadra non va”. Perché vi racconto questo aneddoto apparentemente insignificante?
Perché sono passati quasi cinquanta giorni. E l’Inter in questi cinquanta giorni non ha esonerato Inzaghi. Anzi. Inzaghi è celebrato dalla tifoseria perché ha recuperato punti e posizioni in campionato, perché ha raggiunto la finalissima di Champions contro il Manchester City e la finalissima di Coppa Italia contro la Fiorentina.
I miei tre amici sono diventati fan di Inzaghi: eliminare in semifinale il Milan per loro vale quasi quando uno scudetto.

Voi direte: perché questo aneddoto? Perché in questi cinquanta giorni c’è la storia della stagione interista, certo. Ma c’è anche e soprattutto una lezione di vita, anche per i politici. Non solo per gli sportivi. La lezione è semplice: nella vita il tempo è davvero galantuomo. E quando tutto sembra andare storto, quello è il momento in cui stringere i denti e rispettare “la signoria del tempo nella nostra vita”. La finale di Champions era un traguardo che nessuno immaginava di poter raggiungere ad Appiano Gentile quando il sorteggio mise nello stesso girone dell’Inter il Bayern Monaco e il Barcellona. E un mese fa a San Siro sentivo i commenti caustici della tribuna contro il mister Inzaghi. Lo stesso che viene portato oggi in trionfo dai tifosi.

Il tempo è galantuomo, davvero. Inzaghi si starà godendo la sua rivincita: se la merita. E in bocca al lupo per la finale di Champions, Mister (su quella di Coppa Italia lascia pure fare alla Fiorentina). Ma anche la politica dovrebbe imparare da questa storia. Ci dividiamo infatti in due grandi gruppi. Quelli che sparano sentenze sulla base delle emozioni del momento, e che magari vogliono cacciare l’allenatore per una sconfitta, sono i populisti. Quelli che sanno aspettare, verificare i risultati, fare strategie di lungo periodo prendendosi le rivincite sono invece i riformisti, e fanno politica. In cinquanta giorni si passa dalla polvere all’altare nelle coppe europee. Figuratevi cosa potrà accadere nell’anno che ci separa dalle elezioni europee. Sarà una bella partita, credetemi.

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Matteo Renzi (Firenze, 11 gennaio 1975) è un politico italiano e senatore della Repubblica. Ex presidente del Consiglio più giovane della storia italiana (2014-2016), è stato alla guida della Provincia di Firenze dal 2004 al 2009, sindaco di Firenze dal 2009 al 2014. Dal 3 maggio 2023 è direttore editoriale de Il Riformista