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Esplode la guerriglia dei mega-bacini idrici in Francia: molotov e feriti nelle proteste ecologiste di Sainte-Soline
È guerriglia in Francia, a Sainte-Soline, nel dipartimento delle Deux-Sèvres nella regione della Nuova Aquitania, nell’Ovest del Paese. La protesta è esplosa in tarda mattina ed è ancora in corso, con un bilancio preoccupante. Secondo gli organizzatori almeno una cinquantina di persone sono rimaste ferite, tra cui alcune in gravi condizioni. Almeno tremila gli agenti schierati. Esplosioni di fuochi d’artificio, molotov, lacrimogeni, granate GM2L. Le persone scese in strada protestano contro il progetto di un mega-bacino idrico in costruzione, voluto da una cooperativa di agricoltori sostenuto dal governo. È un nuovo fronte di tensione dopo quello della riforma pensionistica.
Migliaia i manifestanti che si sono riuniti, gli organizzatori dicono almeno 25mila. La protesta animata dalle associazioni “Bassines non merci” (“Bacini no grazie”), il movimento ambientalista delle Rivolte della Terra e della Confederazione contadina, è scoppiata intorno alle 13:30. Diverse esplosioni sono state registrate nella zona. Almeno seimila persone avevano sfilato in corteo secondo la prefettura. “L’obiettivo è avvicinarsi e accerchiare il bacino per fermare il cantiere “, ha detto un membro delle Rivolte della Terra all’inizio del corteo. I militanti e le forze dell’ordine si accusano a vicenda di aver ostacolato i soccorsi.
Le Monde scrive che per reprimere la protesta sono stati usati idranti e granate stordenti da parte della polizia. “Diversi agenti della gendarmeria sono rimasti feriti”, ha confermato a Bfmtv il tenente colonnello Nassima Djebli, portavoce della gendarmeria, nelle ultime ricostruzioni sono 16 gli agenti feriti. Le Figaro scrive che cinque mezzi della gendarmeria sono stati distrutti dalle fiamme. Il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, ha attaccato su Twitter : “La violenza contro i nostri gendarmi da parte dell’estrema sinistra a Sainte-Soline: indicibile, insopportabile. Nessuno dovrebbe tollerarlo”.
La Francia era stata attraversata nei giorni scorsi da un’altra ondata di manifestazioni imponenti e partecipate scatenate dalla riforma delle pensioni del governo Macron che ha innalzato l’età pensionabile da 62 a 64 anni. A causa dei disagi ieri erano stati annullati i voli su Parigi e Lione. “Mentre il Paese si solleva per difendere le pensioni, noi contemporaneamente ci alziamo per difendere l’acqua”, hanno dichiarato a Liberation alcuni degli organizzatori della protesta di Sainte-Soline. Si sentono nella manifestazione gli stessi cori e gli stessi slogan ascoltati nelle proteste contro la riforma pensionistica.
A Sainte-Soline, come in altri luoghi interessati dal tema, le proteste contro i “mega-bacini” sono esplose nel febbraio 2017, quando era partita l’inchiesta pubblica relativa alla creazione di 19 bacini – numero che sarà poi rivisto al ribasso, scendendo a 16, per un totale di sei milioni di metri cubi – detti di “sostituzione” e dedicati all’irrigazione nel bacino del Sèvre Niortaise e del Mignon. Lo scorso ottobre si erano verificati i primi scontri tra oppositori e polizia. Il ministro Geral Darmanin aveva definito un “raduno molto violento” quelle manifestazioni. Erano rimasti feriti 61 gendarmi, tra cui 22 in modo grave. Aveva definito quelle proteste “ecoterrorismo”. A Sainte-Soline il costo dell’opera ammonterebbe a circa 70 milioni di euro.
I progetti sono comunque andati avanti: nella Vienne, un dipartimento confinante con il Deux-Sèvres, dove lo scorso novembre era stato convalidato un progetto di bacino idrico. Il mega bacino prevede lo scavo di crateri che si estendono su 16 ettari di terre, all’interno verranno sistemati dei teli in plastica che dovrebbero fungere da vasche all’interno delle quali si verserà l’acqua direttamente dalle falde acquifere per poterla stoccare nel bacino e per poi irrigare d’estate. Chi protesta lamenta la soluzione a breve termine delle opere che servirebbero a una minoranza di agricoltori che lavorano nell’ambito dell’agroindustria e che producono mais per allevamento, ovvero un’agricoltura intensiva e non ecologica che potrebbe causare ulteriore siccità, erosione di terra e nuova cementificazione.
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