Il quarto orientamento sessuale
Essere asessuali, Paola e Alex raccontano la loro coppia: “Non siamo contro natura, l’amore è più importante del sesso”
“La nostra relazione è basata sul conoscersi a fondo e sapere cosa c’è dentro una persona e non fermarsi al fatto che in una relazione serve il sesso. No, non ci serve”. Così Paola e Alex, studenti di 18 anni, entrambi asessuali, spiegano la loro relazione. Si tratta di un orientamento sessuale in cui sempre più persone si riconoscono. Secondo alcune stime, si conta che oggi ci siano circa settanta milioni di individui asessuali, orientativamente l’1% della popolazione mondiale. Una scelta che ancora oggi è spesso difficile da comprendere soprattutto per chi è più grande d’età. Il Riformista ha chiesto a Paola e Alex di fare chiarezza e raccontarsi.
Paola è una persona genderfluid che si identifica come queer e asessuale. “Genderfluid è una persona che non si identifica in nessun genere, un giorno può identificarsi nel genere maschile, un giorno in quello non binary – spiega Paola – Queer significa che non ha preferenze di partner, di genere maschile o femminile”. Il suo partner è Alex, un ragazzo trans e asessuale. È nato donna ma già da quando aveva 13 anni ha avuto la consapevolezza di essere un uomo e a breve inizierà la transizione. “Asessualità è un orientamento sessuale in cui le persone che non provano attrazione sessuale si identificano. È il provare attrazione romantica, platonica, e nient’altro”, spiega Paola.
“Ognuno vive la sua asessualità come preferisce – continua – Io per esempio non provo proprio attrazione sessuale ma c’è chi invece la prova saltuariamente. C’è la demisessualità che è quando una persona inizia a provare attrazione sessuale dopo un certo tempo con una persona. Le sfaccettature dell’asessualità sono immense. Ci sono tante subcategorie, asessuale è un termine ‘ombrello’”. Paola ha 18 anni però ci spiega di avere già le idee molto chiare sulla sua sessualità. Ha capito di essere asessuale verso i 16 anni, quando i suoi amici iniziavano a parlare di sesso. “Tutti ne parlavano – racconta a Il Riformista – ma io ho capito che a me non interessava. Non è importante per me in una relazione e nemmeno è un punto di riferimento. Ho avuto delle esperienze con dei partner e mi sono accorta che non vedevo il sesso come cosa mia. Mi serve solo sapere cosa c’è dentro una persona a livello caratteriale e nient’altro”.
Poi sempre a 16 anni ha iniziato a spiegare la sua scelta ai suoi coetanei. “Ne ho sempre parlato con i miei amici – continua – poi a 17 anni ho fatto outing con mia madre che mi ha dato una risposta un po’ all’antica. Mi disse che una donna, se rifiuta di avere rapporti sessuali con il proprio partner, può essere lasciata. Ma è così anche nell’ideale cristiano: il matrimonio è visto come una unione che poi porta alla procreazione. Mia madre parla così perché è molto religiosa e perché così le hanno insegnato”.
“La masturbazione non è esclusa dall’asessualità – spiega ancora la 18enne – Non è categorizzato come sesso perché questo non è con il partner. Se uno ha un bisogno fisico lo soddisfa da solo. Non c’è sottomissione, il bisogno fisico si soddisfa in un altro modo”. Nella coppia la scelta dell’asessualità deve essere condivisa, non è però semplice trovare un partner. “Soprattutto al Sud Italia è difficile trovare un partner asessuale – continua Paola – È molto diffuso l’approccio religioso al sesso e si conosce poco di questo orientamento sessuale. Altrove le persone sono molto più informate su questo tipo di scelta: qui sembra essere un tabù, per tutti, quando si conosce una persona nessuno parla delle proprie preferenze sessuali. È un tema che si lascia ai margini della conversazione e invece è importante parlarne. Mi è capitato di iniziare una relazione e appena ho detto di essere asessuale l’altra persona è fuggita. Le persone ci vedono come strane, contro natura. Mi è capitato di parlare con persone che non considerano importante il sesso ma non scelgono di essere asessuali perché per loro un rapporto intimo col proprio partner è una testimonianza di gradimento fisico“.
Secondo l’esperienza di Paola sono per lo più le donne a scegliere l’asessualità. “Si è iniziato da poco a parlare maggiormente del consenso e del poter dire di no – spiega a Il Riformista la studentessa – Così molte persone si sono identificate nell’ideale dell’asessualità. È difficile incontrare persone asessuali oltre i 20 anni, al massimo 30 anni. C’è molta disinformazione, anche a scuola non si parla mai di sessualità. In famiglia non ne parla nessuno e tra i coetanei magari c’è solo molta ‘competizione’ sul sesso e se ne parla in maniera sbagliata e superficiale. Succede così che nel rapportarsi al sesso i ragazzi è come se si smarrissero, non sapessero dove andare e quindi si professano asessuali. Ma questa è una cosa che può pure cambiare. Può succedere anche che alla fine una persona capisca di identificarsi in un altro orientamento sessuale”.
Paola sottolinea che quello dell’asessualità è un concetto che racchiude tantissime sfumature. Ognuno la vive come preferisce. Lei racconta al Riformista la sua esperienza che sarà certamente diversa rispetto a quella di un’altra persona: “Ognuno ha il suo ideale modo di viversela”. E infatti Alex, il suo fidanzato, spiega di vivere l’asessualità in maniera differente rispetto a Paola. “Per me è diverso perché sono un ragazzo trans – spiega Alex – A differenza di Paola io provo attrazione fisica, magari non al punto di voler fare sesso con un’altra persona: ho la disforia di genere e mi blocco. Penso che una volta conclusa la transizione questa situazione potrebbe cambiare. Ma per me il sesso non è un obbligo. Con Paola parliamo molto di questi temi e lei mi rassicura. Mi è capitato di stare con una persona non asessuale e non mi sono sentito apprezzato e capito. A scuola c’è lo psicologo soprattutto per le persone lgbt ma di sessualità non si parla affatto, io l’ho dovuto capire da solo che sono asessuale”.
Alex e Paola hanno trovato un valido supporto nell’associazione Pride Vesuvio Rainbow di Torre Annunziata. È lì che trovano terreno fertile per il confronto con gli altri attivisti, che per la coppia è fondamentale soprattutto in questa fase di vita. Supporto che purtroppo non riescono a trovare altrove: “Non ci sono persone disponibili ad attivarsi per parlare di questo orientamento sessuale – spiega Paola – Si tende sempre a nascondersi. Ma secondo me è tutto un problema di ignoranza, non si parla abbastanza di sessualità”.
Paola racconta che per molti non è facile capire e accettare la sua scelta. E spesso si trova ad essere bersaglio di battute: c’è anche chi le chiede come trascorra il tempo con il suo fidanzato. “Voglio spiegare a tutti che in una relazione asessuale le persone possono fare tantissime cose – continua la 18enne – Non esiste solo l’atto fisico. Le persone vedono l’asessualità come qualcosa di disumano, mi chiedono di continuo come sia possibile che io non provi attrazione sessuale per nessuno. Magari provo attrazione fisica ma non cederei al sesso tradendo i miei ideali. A volte mi sono sentita discriminata però sono fortunata perché ho amici che hanno capito la mia scelta”.
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