Estradizione ex Br, i legali contro Macron: “Viola la separazione dei poteri”

Gli avvocati dei rifugiati politici italiani in Francia a rischio di estradizione in una conferenza stampa accusano il presidente Macron di aver svuotato lo stato di diritto e violato il principio fondamentale della separazione dei poteri. “C’è la volontà di rimettere in discussione la dottrina Mitterand” ha detto l’avvocato Antoine Comte. I legali criticano la presa di posizione di Macron che sta dietro la decisione del procuratore generale di Parigi di ricorrere in Cassazione contro la decisione della corte di Appello che il 29 giugno scorso aveva dato avviso sfavorevole all’estradizione in Italia di dieci ex appartenenti a gruppi della lotta armata, lamentando la violazione di due articoli della convenzione europea relativi all’equo processo e alla violazione della vita privata.

Secondo Jean Paul Chagnollaud, professore di scienze politiche, il presidente Macron non può fare tutto quello che vuole avendo il dovere di rispettare le garanzie. Irene Terrel, che da sempre difende gli ex militanti della sinistra italiana, ha ricordato che si tratta di fatti risalenti a quaranta anni fa. La compagna di uno dei candidati all’estradizione ha letto un messaggio denunciando un “incomprensibile accanimento” e dichiarando che è loro intenzione “combattere fino alla fine”. Ad aprile dell’anno scorso con l’operazione “Ombre Rosse” su richiesta delle autorità italiane venivano fermati i dieci ex militanti di gruppi di lotta armata per poi essere rimessi in libertà in attesa delle decisioni della magistratura. Macron affermava subito di voler soddisfare la richiesta della ministra della Giustizia Marta Cartabia, da tempo in contatto col collega francese Dupont Moretti. Di recente intervistato dai giornalisti al vertice di Madrid il presidente francese ribadiva la propria posizione e veniva accusato dai legali dei rifugiati di interferire nella vicenda giudiziaria.

In Francia l’ufficio della procura generale dipende dal ministero della Giustizia e questo spiega il ricorso in Cassazione per ribaltare la decisione della corte di Appello che in Italia aveva suscitato la protesta sia della politica che della magistratura per una volta unite nel lamentarsi. Ispiratore dell’iniziativa del ministro Cartabia del resto era stato il presidente Mattarella già il giorno del rientro di Cesare Battisti. “E adesso gli altri” erano state le sue parole. La Cassazione francese dovrebbe impiegare almeno sei mesi per decidere sul ricorso che secondo gli avvocati dei rifugiati è inammissibile, perché istanze del genere possono riguardare solo questioni di legittimità e non certo il merito delle vicende giudiziarie.