Il paradosso azzurro
Euro 2024, la qualificazione dell’Italia è ancora a rischio: cosa serve per evitare l’ennesimo flop
L’11 luglio 2021 a Wembley si scrisse una pagina indimenticabile del calcio azzurro. A distanza di due anni e poco più, l’Italia rischia di non entrare nemmeno tra le squadre in lizza per il titolo europeo
Lo 0-1 di Gianluca Scamacca, in fondo, ha illuso un po’ tutti. Una specie di favola sportiva, almeno in apparenza, quella vissuta da milioni di italiani in diretta tv, con l’attaccante dell’Atalanta a scegliere Wembley, non esattamente il primo stadio che capita, per firmare la sua rete numero uno in maglia azzurra e la gioia incontenibile dei duemila tifosi sugli spalti londinesi a fare da sottofondo alla prima occasione capitatagli sui piedi.
La cronaca del 3-1 finale che ha qualificato l’Inghilterra, però, non può dimenticare i tre gol successivi, con l’Italia che deve ora aggrapparsi alle gare contro Macedonia del Nord e Ucraina per partecipare da campione in carica alle fasi finali della rassegna continentale del 2024. L’Europeo di Germania, a prescindere dal risultato di Londra, era e rimane il primo traguardo da raggiungere per gli azzurri del calcio. Qualche nazionale già l’ha centrato da tempo – Austria, Belgio, Francia, Portogallo, Scozia, Spagna e Turchia, per esempio, il pass se lo tengono stretto; lo stesso, purtroppo per noi, ha fatto l’Inghilterra – altre si apprestano a farlo, per poi pensare con tutta calma all’appuntamento della prossima estate. In ballo non c’è soltanto il titolo conquistato nel 2021, ma anche l’immagine di uno sport travolto da un’attenzione mediatica che in questo momento nulla o quasi ha a che fare con la palla che rotola sull’erba.
In Italia, infatti, l’intero movimento si interroga sui legami tra i suoi beniamini e le scommesse, un mondo tutt’altro che facile da tratteggiare e, dunque, per sua stessa natura entrato di diritto nei pensieri dei curiosi in pieno stile gossip. Le battute si sprecano, ancor più le indiscrezioni a sovrastare per interesse ogni altra notizia. Nel mentre, un unico italiano, il difensore atalantino Giorgio Scalvini, è stato inserito nell’elenco dei 25 che si contenderanno l’European Golden Boy 2023, ossia il premio che il prossimo dicembre sarà assegnato al miglior under 21 d’Europa. Dal 2003 a oggi nell’albo d’oro della manifestazione c’è stato spazio soltanto per una bandiera tricolore: correva l’anno 2010, infatti, quando il gradimento della stampa specializzata ricadde su Mario Balotelli, all’epoca tra i più promettenti talenti del calcio nostrano e oggi rientrato in Turchia dopo la parentesi svizzera al Sion.
Guardando ai candidati al Pallone d’Oro, anche in questo caso c’è un solo nome italiano nell’elenco dei magnifici 30 in odore di premiazione ed è quello del centrocampista interista Nicolò Barella. In qualche modo legati alla Serie A, però, ci sono altri volti noti, ossia quello del georgiano del Napoli Khvicha Kvaratskhelia, dell’argentino Lautaro Martinez dell’Inter, dell’ex nerazzurro – oggi al Manchester United – André Onana e di un secondo napoletano, il nigeriano Victor Osimhen. A fine ottobre, a Parigi, la consegna del trofeo, con l’intramontabile Lionel Messi che, pur sbarcato negli Stati Uniti all’Inter Miami, ha ancora una forte dose di credito per puntare all’ambito riconoscimento che ha già messo in bacheca per sette volte. Tutte le piste, insomma, portano a lui. Niente vetrina, invece, per il suo rivale di sempre, quel Cristiano Ronaldo che il trasferimento all’Al Nassr ha fatto uscire dal radar del pallone che conta, benché abbia firmato due dei cinque gol rifilati dal Portogallo alla Bosnia.
Guardare ai simboli del passato, in fondo, aiuta a sperare in un futuro migliore. Dopo la corsa di Carletto Mazzone immortalata nel centro di Brescia, nel fine settimana a Cagliari si inaugurerà un murales in onore di Gigi Riva. Lo scudetto del 1969-70, infatti, è nella testa e nel cuore di tutta la Sardegna, con un’isola che a mezzo secolo e più di distanza da quell’impresa non smette di rendere omaggio al suo “Rombo di tuono”. Al passato, non remoto ma comunque tale, appartiene ormai anche l’abbraccio di Londra tra Gianluca Vialli e Roberto Mancini. L’11 luglio 2021 a Wembley si scrisse una pagina indimenticabile del calcio azzurro. A distanza di due anni e poco più, l’Italia rischia di non entrare nemmeno tra le squadre in lizza per il titolo europeo. Da qui a metà novembre c’è tutto il tempo di ricaricare le batterie in vista del rush finale. Macedonia del Nord e Ucraina ci attendono; il secondo posto nel girone C è più che mai a portata di mano. Il portone non è chiuso a chiave, purché si abbia la grinta per aprirlo davanti a sé.
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