Ci sono molte differenze tra il turista, l’errante, il migrante e il pellegrino. Il turista, la parola stessa lo dice, è colui che fa un tour, un giro, per poi tornare al luogo da cui è partito. La sua esperienza non è necessariamente trasformativa o non implica una decisione o un cambiamento di vita. L’errante è colui che vaga senza una meta. Probabilmente la parola deriva dal greco erephnos, oscuro e in italiano ha il duplice significato di vagare, come si diceva, ma anche di sbagliare. Troviamo poi il migrante, colui che è costretto a lasciare il proprio paese di origine e che può fare una scelta più o meno forzata di non farvi ritorno, non vi è quasi mai il re-tour del turista. Infine troviamo il pellegrino. Questi sa da dove viene e sa dove va, ha una direzione, un obiettivo, un desiderio da seguire.

Oggi l’Europa si trova davanti alla scelta di essere un turista delle sfide che si trova ad affrontare, rimanere dunque ancorata al proprio passato e cercare di farvi continuamente ritorno, oppure essere un errante, un vagabondo di questo mondo senza avere un particolare obiettivo, vittima delle correnti e dei venti contingenti (leggasi potenze politiche, economiche e militari del momento). Dice una famosa frase di Seneca che non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare. Rimangono altre due possibilità. Potremmo abbracciare la scelta di essere europei migranti: questa è l’opzione di chi rinuncia a vedere il nostro vecchio continente come qualcosa che non offre più nulla o addirittura potrebbe in futuro porre a rischio le nostre vite. L’ultima opzione per l’Europa è quella di scoprirsi pellegrina, sapere da dove viene e dove va, fare tesoro del proprio passato (fatto come ogni passato di luci e ombre) e proprio in virtù di questo perseguire desideri ambiziosi per il futuro. Potrebbe questa essere una possibilità per tutti noi europei di scoprirci, pellegrini, un continente pellegrino e in cammino. Il mio cognome non c’entra nulla, non me ne vogliate: spero di non essere ancora così egocentrico.

Se ci pensiamo bene, tuttavia, sono sempre di più le persone che percorrono gli antichi cammini di pellegrinaggio spirituale che attraversano tutto il continente per ritrovare un senso nella propria vita, rileggerla, ricentrarsi, fare attività fisica o semplicemente staccare dal caos e dallo stress quotidiano.
I cammini sono luoghi transnazionali in cui rinasce il senso di comunità, di aiuto reciproco, alcuni spirituali e anche di cultura (alcuni sono addirittura patrimonio dell’umanità UNESCO). Si pensi che il Consiglio d’Europa annovera 47 Itinerari non solo spirituali ma anche culturali con temi molto diversi che illustrano la memoria, la storia e il patrimonio europeo. Tra i più battuti ovviamente vi sono il Camino de Santiago e la Francigena, cammini medievali in cui si attraversava la Christianitas, una Europa medievale che aveva realizzato quasi uno Schengen ante litteram.

Quel che è chiaro è che non è il momento di fermarsi o sedersi ma di continuare a camminare avendo desideri grandi e obiettivi grandi. D’altra parte Santiago de Compostela trae il suo nome dalle stelle, la parola desiderio deriva proprio da de-sidera (l’assenza di stelle), e più precisamente Campus Stellae è il campo della stella dove sarebbe caduto un bolide avvistato da un eremita del luogo e dove sono stati trovati i resti di San Giacomo. Se con la pandemia ci siamo seduti e abbiamo perso di vista i nostri sogni e desideri grandi, beh forse è tempo come europei e come Europa di alzarci e camminare, anche fisicamente, riscoprendo i cammini che ci e la attraversano. Non a caso la nostra bandiera è fatta di stelle. A noi la scelta se essere turisti, erranti, migranti o pellegrini, in ogni caso: buen camino!

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Professore universitario, romano, classe 1984. È laureato in Giurisprudenza ed è dottore di ricerca in filosofia del diritto, politica e morale. Ha lavorato per l’UE e per lo European Patent Office. Attualmente svolge attività di consulenza come Policy Officer per le policies europee. Appassionato di filosofia, cerca, nei suoi scritti, di ridare un respiro esistenziale alla quotidianità e alle sfide politiche