Gli impresentabili. Coloro che non son degni di entrare a far parte del regno dei cieli della politica. L’Antimafia ha fatto nomi e cognomi, le elezioni sono salve. Anche questa volta ci sono i reietti, gli incolpati, gli accusati che, secondo la presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo, avrebbero violato il codice di autoregolamentazione e quindi non sarebbero degni delle prossime elezioni europee.

I nomi

I condannati, ah no, pardon, gli imputati (accusati, non condannati, tranne uno che ha avuto una condanna) sono sette: D’Agostino (Forza Italia-Noi moderati), Falcone (FI-Nm), Gambino (FdI), Greco (Stati Uniti d’Europa), Grillo (FI-Nm), Mazzeo (Pd) e Milazzo (FdI). Come detto, tranne per uno di loro, i giudici non si sono ancora espressi. Ricordiamo che in Italia esistono ancora tre gradi di giudizio e che si è innocenti fino a sentenza definitiva anche se in questo paese di giustizialisti e forcaioli imputato vuol dire condannato. Dettagli. Ebbene, gli impresentabili dati in pasto alla stampa con tanto di reati a loro contestati sono a processo, seduti ancora sul banco degli imputati nelle aule dove si discuterà il primo grado di giudizio. Insomma, non ci sono condanne. Ma vale la presunzione di colpevolezza.

L’attesa delle sentenze

Già, è proprio il Paese di Davigo questo: «L’errore italiano, secondo me, è stato proprio quello di dire sempre: aspettiamo le sentenze. No, non aspettiamo le sentenze». Appunto. A che servono? Tanto, come ci insegna sempre Piercamillo (il condannato): «Non esistono innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti». E allora, nel giorno in cui Nordio e Mantovano sono a colloquio con Mattarella per riformare la giustizia, perché non facciamo una rivoluzione? Aboliamo le tre fasi del procedimento penale, la Costituzione e i diritti dell’indagato. Si è tutti colpevoli nello Stato di sospetto. Amen.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.