Eutanasia, Cappato a Napoli: “Il referendum aiuterà i partiti a prendere una decisione sul fine vita”

«Abbiamo proposto il referendum perché ritenevano possibile raggiungere le firme. Si sono superate le aspettative: abbiamo raccolto più di 850mila firme anche se nessuno dei capi dei grandi partiti, quelli che sulla carta hanno il 90% dei consensi, ha speso una parola su questo tema» racconta al Riformista Marco Cappato, presidente dell’associazione Luca Coscioni e tra i promotori del referendum per l’eutanasia legale. «La gente – spiega – ha firmato e firma perché conosce il tema, perché lo ha vissuto, perché ha avuto un familiare, un amico o un conoscente in condizione di malattia e di sofferenza estrema. Andremo quindi avanti per poter finalmente scegliere tra un’eutanasia clandestina, che esiste già, e un’eutanasia legale, fatta di regole e responsabilità». Sul silenzio della politica aggiunge: «Un’azione come questa ricollega un’esigenza sociale molto diffusa con le istituzioni che a questo punto, se vorranno, potranno ascoltare e raccogliere questo invito».

Il gazebo per la raccolta delle firme è proprio davanti all’ingresso del Palazzo di giustizia di Napoli, a pochi metri da quello per la raccolta di firme a sostegno del referendum per la giustizia giusta allestito dal Riformista. «Sarà un’occasione importante potersi confrontare finalmente anche sulla responsabilità nell’ambito della giustizia – dice Cappato – È bene sottolineare che i referendum non sono contro la politica dei partiti, ma sono un aiuto per prendere decisioni là dove i partiti non arrivano. Si tratta di una grande occasione di confronto e di dibattito». Dopo una mattinata dedicata alla raccolte delle firme per il referendum sull’eutanasia legale, Cappato ha raggiunto la sede della Camera penale di Napoli, all’interno del Palazzo di Giustizia, per partecipare al convegno organizzato dal presidente Marco Campora e dal direttivo dell’ente dei penalisti napoletani. “Liberi fino alla fine: riflessioni in tema di eutanasia legale”: ecco la traccia dell’incontro, arricchito dagli interventi di Tullio Padovani, avvocato e ordinario di Diritto penale presso la Scuola universitaria superiore Sant’Anna di Pisa, l’avvocato Francesca Re, dottore di ricerca in Diritto pubblico e membro di giunta dell’associazione Luca Coscioni, Dina Cavalli, vicepresidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli, Melania Costantino, responsabile dell’Osservatorio per le pari opportunità della Camera penale partenopea.

Il convegno, come sottolineato dall’avvocato e segretario della Camera penale Angelo Mastrocola, «non vuole essere uno spot elettorale a favore del referendum ma un momento di riflessione, non solo etica e morale ma anche giuridica, su un tema delicato, pensando che compito dell’avvocato penalista sia anche monitorare le esigenze della collettività e le mancanze di tutela dei diritti. La libertà di autodeterminazione è tutela della dignità umana». «Si tratta di rispondere al quesito: la vita è o non è diritto disponibile? – ha sottolineato Padovani – Quesito che paradigmaticamente entra nelle questioni che possono richiedere una decisione popolare visto che la politica non se ne interessa da tempo. È una chiamate alla armi della responsabilità, perché ammettere che ci sia l’alternativa della morte responsabilizza». E conclude: «Il referendum riconosce a ciascuno di seguire la propria libertà senza prevaricazioni. Riguarda il diritto di disporre della propria vita».