Nella notte di Capodanno un detenuto dell’istituto penitenziario di Vercelli è evaso dal carcere, calandosi con delle lenzuola dal quarto piano dopo aver segato le sbarre della cella in cui trovava. L’uomo di nazionalità albanese, in carcere per aver rapine in diverse ville della zona, era atteso all’esterno dell’istuto da alcuni complici, che hanno forzato il cancello. Il compagno di cella dell’evaso, anche lui di origini albanesi, è invece stato fermato: la sua fuga è stata interrotta perché si sarebbe rotto un braccio mentre si calava con le lenzuola.

A quanto fa sapere il Sappe, il sindacato di polizia peniteniaria, i due detenuti albanesi, con fine pena 2029 perché riconosciuti responsabili di rapina nelle ville del Casallese e Vercellese, “si sono calati dalla cella e si sono recati nel perimetro interno del carcere. Si sono poi arrampicati sul muro di cinta e, aiutati da un complice che ha lanciato loro delle corde, si sono calati dal muro ma uno dei due è caduto, rompendosi un braccio, ed è stato bloccato dagli agenti mentre l’altro è riuscito a fuggire con l’aiuto proprio del complice”.

E’ ora caccia all’uomo in tutto il Piemonte: le forze dell’ordine hanno predisposto posti di blocco per fermare la corsa del fuggitivo. Ad occuparsi delle indagini è la Squadra Mobile della Questura di Vercelli.

Dura la condanna del comandante del corpo di Polizia penitenziaria di Vercelli, Nicandro Silvesti: “Sono anni che la vigilanza esterna non c’è perché il muro di cinta del carcere è inagibile”, ha detto raggiunto telefonicamente dall’Ansa, in merito all’evasione.

“Adesso è prioritario catturare l’evaso”, denuncia Donato Capece, segretario generale del Sappe, “ma la grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria di Vercelli”. Per il segretario generale del sindacato di polizia peniteniaria si tratta di “un’evasione annunciata”.
“Il Sappe – ha spiegato – denuncia da tempo che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza in organico di poliziotti penitenziari, il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento e, come dimostra la vergogna del muro di cinta del carcere di Vercelli che è inagibile da anni nell’indifferenza dei vertici ministeriali e dipartimentali nonostante le nostre denunce. Se fossimo stati ascoltati probabilmente questa evasione non sarebbe avvenuta”.

“Questa – conclude Capece – è la conseguenza dello smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari e delle carenze di organico della Polizia Penitenziaria, che ha 7mila agenti in meno. Smembrare la sicurezza interna delle carceri con vigilanza dinamica, regime aperto ed assenza di Polizia Penitenziaria favorisce inevitabilmente gli eventi critici, che sono costanti e continui”.

Redazione

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