Evasi dal carcere Beccaria, in 12 nel cortile con un solo agente: “Ci porta un pallone?”, poi la fuga

“Non sono certo buonista nei confronti di questo episodio ma, al momento, il sentimento predominante è l’amarezza, nonché la preoccupazione per il disagio per questi nostri ragazzi e per la loro fragilità“. Sono queste le parole di Gemma Tuccillo, a capo del dipartimento Giustizia minorile, in un’intervista a Repubblica parlando dell’evasione di Natale dal carcere minorile Beccaria. Dei 7 ragazzi evasi tre sono tornati all’Istituto minorile, gli altri 4 sono ancora in fuga. I protagonisti di questa storia sono tutti giovanissimi, di età compresa tra i 17 e i 19 anni, storie simili e lo stesso disagio manifestato.

I ragazzi fuggiti non sono inseriti in contesti criminali, hanno famiglie disagiate e diversi precedenti. Secondo la ricostruzione fatta dal Corriere della Sera, si tratta di un 19enne pavese, un 18enne italo marocchino, un 17enne marocchino e un coetaneo brianzolo. Uno solo ha un fine pena di cinque anni, alcuni sarebbero usciti entro pochi mesi per essere affidati in comunità, uno addirittura ai primi di gennaio. Ragazzi che probabilmente non hanno nemmeno compreso la gravità della fuga: a Natale non volevano essere lì e sono fuggiti. E la loro fuga ha fatto emergere tutte le falle di un sistema che, soprattutto perché gravita intorno a minori o giovanissimi, va ripensato.

Gli investigatori della penitenziaria hanno ricostruito le fasi di quella fuga rocambolesca, quasi da film. Alle 16 del 25 dicembre i ragazzi sono scesi nel cortile per l’ora d’aria. Qualcuno di solito decide di non scendere soprattutto d’inverno per il freddo. Ma il 25 c’erano tutti e 12 gli ospiti della struttura, con loro un solo agente. Una volta nel cortile hanno chiesto un pallone per giocare a calcio. Quando è tornato, l’agente si è accorto che mancavano 7 ragazzi. Subito è scattato l’allarme. I ragazzi hanno abbattuto con un calcio un pannello che copre le impalcature del cantiere che da più di 16 anni interessa il carcere. Poi sono saliti sull’impalcatura e hanno calato giù dal muro di cinta alto 4 metri un lenzuolo. Si sono aggrappati in troppi e il lenzuolo si è stracciato: solo uno è riuscito ad arrivare a terra ed è subito fuggito.

Gli altri sei hanno forse improvvisato un piano B: in un altro angolo del cantiere hanno fatto una sorta di scala umana, poi il grande salto verso l’esterno. Sono fuggiti tutti in direzioni diverse facendo perdere le proprie tracce. Fuori ad aspettarli non c’era nessuno. Alcuni di loro hanno cercato rifugio nell’unico luogo dove forse sarebbero voluti essere a Natale: a casa dalle loro famiglie. Ed è lì che hanno trovato tre di loro. Si cercano ancora gli altri quattro.

“Gesti come questi sono riconducibili a una fragilità che si mescola a insofferenza, a ribellione e anche alla necessità di affermare un’opposizione verso l’istituzione e fare una prova di forza verso l’istituzione stessa. – spiega Tuccillo – È stata disposta subito un’ispezione straordinaria e sono emersi in piena luce tratti di frustrazione e fragilità oltre che sentimenti di rivendicazione. Ai ragazzi coinvolti è stato adottato ogni provvedimento necessario”. E aggiunge che “è stata istituita una carriera ad hoc per i dirigenti penitenziari minorili, per cui è già stato espletato il concorso e i futuri direttori entreranno in funzione nel corso del prossimo anno. – aggiunge Tuccillo – I ragazzi devono sentire la presenza delle istituzioni come incentivo a recuperare il senso di responsabilità e il desiderio di un rientro nel contesto di appartenenza che non li veda portatori di stimmate che spesso può indurli a sbagliare ancora”.