Il rapporto di Sace
Export italiano, è boom: il prossimo triennio sarà da record

L’export italiano torna sul sentiero di crescita che la crisi sanitaria aveva interrotto: come nel titolo di un film, è un “Ritorno al futuro”. Il Rapporto Export 2021 di Sace, società di Cassa Depositi e Prestiti, attivamente coinvolta nell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, vede prospettive luminose per l’economia tricolore. Le esportazioni italiane di beni in valore cresceranno quest’anno dell’11,3%, più che compensando il calo del 9,7% nel 2020. La dinamica delle nostre vendite all’estero si manterrà, anche nel triennio successivo, più accentuata rispetto ai tassi pre-pandemia.
Viceversa, il recupero dell’export italiano di servizi (+5,1%), maggiormente colpito – specie nella componente del turismo – dalle misure restrittive e dalla persistente incertezza dovrà aspettare il 2022. Lo stesso per i beni di consumo – colpiti dal minor reddito disponibile e dalla maggiore propensione al risparmio delle famiglie – fermi al +10,0% del 2021 contro il -12,8% del 2020: in difficoltà ancora il tessile e l’abbigliamento. Sorride invece il comparto agroalimentare (+11%), sostenuto lo scorso anno dai prodotti legati al consumo domestico e quest’anno dalla ripartenza del canale legato all’ospitalità. I beni di investimento supereranno i valori del 2019, sulla spinta di apparecchi elettrici (+11% nel 2021) e meccanica strumentale (+12,4%), che beneficeranno dei piani di rilancio varati da diversi partner commerciali. La ripresa del ciclo degli investimenti globali potrà inoltre favorire anche alcuni beni intermedi, specie metalli e gomma e plastica (+15%). Proseguirà la crescita della chimica, dopo aver chiuso il 2020 in positivo con il forte traino della farmaceutica.
Sace suddivide poi i principali partner commerciali dell’Italia in quattro gruppi. Nel primo si attende una rapida ripresa delle vendite di beni italiani già nel 2021, con una dinamica intensa anche nel triennio seguente. Parliamo di paesi come Germania e Stati Uniti (rispettivamente 1° e 3° mercato di destinazione dei beni Made in Italy), diversi mercati dell’Asia pacifico con la Cina in testa, Polonia e Russia in Europa orientale e, infine, gli Emirati Arabi Uniti che conosceranno la ribalta dell’Expo di Dubai. Nei paesi del secondo gruppo il recupero sarà completo nell’anno in corso, ma seguirà una dinamica più contenuta negli anni successivi. Qui si trovano alcuni mercati di sbocco dipendenti dai corsi delle materie prime (Brasile, Arabia Saudita, Malesia e Ghana) uniti ad altre destinazioni europee (Francia e Olanda). Buone prospettive di crescita, ma in un orizzonte temporale più ampio per i paesi del terzo gruppo (Regno Unito, Spagna, Turchia, Messico, India, Sudafrica e Thailandia).
I mercati del quarto gruppo (Romania, Grecia, Argentina e Sri Lanka) scontano, in alcuni casi, fragilità economiche e politiche, in altri, gli effetti depressivi della domanda derivanti dalla pandemia. Ma che impatto avrà su questi trend il Pnrr? Secondo il report di Sace la crescita della produttività dei fattori che ci si aspetta dagli investimenti del Piano dovrebbe aumentare l’output nazionale del 2,7% entro il 2025. Le riforme strutturali del Pnrr, inoltre, dovrebbero incrementare anche la competitività delle imprese italiane sui mercati esteri: il livello delle esportazioni di beni, in valore, nel 2025 aumenterebbe infatti del 3,5%. Per l’economia italiana sono buone notizie.
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