L’estate impazza e Ferragosto è alle porte. Gli italiani sono alle prese con le vacanze, i telegiornali distratti da altro. Ma per la stampa internazionale quel clamoroso autogol di Palazzo Chigi sulle banche è un caso aperto. Che tra annunci e richiami, dietrofront e smentite, viene ben fotografato dai giornali di mezzo mondo come la rivelatoria cartina al Tornasole di una coalizione confusionaria e inaffidabile. Indecisa a tutto.

I quotidiani degli Stati Uniti, Germania, Francia e Spagna proseguono ad aggiornare – anche ad uso di investitori e azionisti di oltreconfine – che succede al sistema bancario italiano con l’avvio dell’era economica sovranista. Ma i media britannici sono, se possibile, ancora più impietosi. L’agenzia Reuters offre ai suoi abbonati nel mondo un bollettino quotidiano dal fronte di via XX settembre.
“La mossa iniziale a sorpresa ha danneggiato la fiducia degli investitori in Italia e ha mostrato carenze nella strategia di comunicazione del governo”, la bocciatura degli analisti economici della prestigiosa agenzia. Che interpella la controparte interessata. Ieri Suvi Platerink Kosonen, senior strategist finanziario del colosso olandese ING, che non ha usato mezzi termini: “Consideriamo la débacle fiscale un credito negativo per le banche italiane come una rappresentazione dei crescenti rischi politici in Italia”, ha affermato.

E ancora ieri il quotidiano finanziario londinese Financial Times ha picchiato duro: sotto al titolo “I principali investitori attaccano la tassa inaspettata dell’Italia sulle banche” ha parlato di “Allarme sul prelievo e scarsa comunicazione della premier Giorgia Meloni”. Anche FT ha dato la parola ad alcuni protagonisti colti di sorpresa: “Una politica tragica”, etichetta David Herro, chief investment officer presso il gestore degli investimenti statunitense Harris Associates, il sesto maggiore azionista di Intesa Sanpaolo, la più grande banca italiana. “Per anni le banche hanno lottato in un contesto di bassi tassi di interesse. Nessuno ha chiesto, né avrebbe dovuto, sovvenzioni”, ha aggiunto. “Ora che finalmente abbiamo un po’ di normalità, il governo italiano confisca i profitti”. L’uso dei termini non è casuale, e quella dichiarazione sulla confisca governativa dei profitti rimbalza su tutte le chat e i social della City.

Cosa sta accadendo a Roma? Si chiedono. Prova a rispondere Oliver Collin, co-responsabile delle azioni europee di Invesco, uno dei primi 20 azionisti di UniCredit, la seconda banca più grande del paese: “Il prelievo – che il ministro delle finanze Giancarlo Giorgetti aveva precedentemente escluso – riflette una combinazione di mancanza di chiarezza e un completo voltafaccia in termini politici”. Sul Financial Times prende la parola anche Jérôme Legras, managing partner di Axiom Alternative Investments, che possiede azioni in banche italiane tra cui UniCredit e Intesa Sanpaolo: “I responsabili politici non l’hanno gestita molto bene. È tutto un po’ un casino. I numeri non erano chiari, hanno colto tutti di sorpresa in piena estate ed è stato uno strano modo di annunciarlo”. Politico.com, la testata americana che segue da vicino l’Europa, affida a Hannah Roberts e Ben Munster un aggiornamento puntuale di quello che definiscono un “raid” contro il sistema bancario. Se la prendono direttamente con i due leader della coalizione, Meloni e Salvini. Dopo tre giorni di analisi finanziarie sfumano in un articolo con note di colore: “I due leader si sono incontrati per una bistecca e un Chianti in Toscana. Ma è la loro decisione di tassare le banche ad essere un fiasco”.

In Spagna tutti i quotidiani parlano di come un precedente europeo alla confisca fiscale ci sia stato, ed è stato proprio a Madrid, con il governo Sanchèz. Punta in particolare su questo l’editoriale della settimana uscito con il supplemento 5 Dias (5 giorni) de El Pais. “Il governo di Giorgia Meloni, che nelle prime fasi ha sorpreso italiani e stranieri per la sua prudenza e inaspettata ortodossia in materia di politica economica, sembra impegnato in questi giorni a non lasciare neanche una pozzanghera tranquilla”.
In Francia l’eco del brutto scivolone di Palazzo Chigi trova posto nelle pagine interne del Monde e del Figaro, di Libèration e con toni inaspettatamente gravi anche sul quotidiano cattolico La Croix. Il canale all-news Tv5 dedica uno speciale che parla di “Immagine dell’Italia offuscata dalle tasse sugli utili delle banche”. Basteranno i titoli dei due blocchi in cui si divide il servizio per capire dove va a parare: “Clima di confusione” e “Misure sovietiche” sono le Scilla e Cariddi in cui naviga il governo Meloni. “Tanti nemici, tanto onore”, si diceva nell’Italia di una volta. La storia ci ha insegnato che non funziona esattamente così.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.