L'accusa: "Fa tutto tranne che curarsi"
Fabrizio Corona e la lettera per non tornare in carcere: “Ho i flashback come i reduci del Vietnam”

“Sono vecchio, i reati li ho commessi 15 anni fa e durante la notte ho i flashback come i reduci del Vietnam”. Utilizza paragoni forti e, probabilmente, fuori luogo Fabrizio Corona, 46 anni, nella lettera (scritta a mano e pubblicata prima sui social) letta ai giudici del Tribunale di Sorveglianza per le “gravi violazioni” commesse. L’ex re dei paparazzi rischia di dover tornare in carcere per scontare i 9 mesi di affidamento in prova ai servizi sociali che gli erano stati concessi nel 2019 e poi revocati perché aveva violato troppe volte le prescrizioni.
“Sono vecchio – aggiunge – non sono e non sarò più quello di prima. Non sono un criminale”. La preoccupazione, come spiega il legale Ivano Chiesa, che assiste Corona con l’avvocato Antonella Calcaterra, va soprattutto al figlio Carlos avuto con Nina Moric e da anni al centro di una battaglia, combattuta non solo in Tribunale ma anche a suon di messaggi sui social e ospitate tv. E proprio una denuncia della showgirl, a seguito della partecipazione di Corona ad un programma televisivo, insieme ad altri esposti e a comportamenti ritenuti dal sostituto procuratore generale Antonio Lamanna eccessivi, hanno messo di nuovo Corona nei guai. Per il rappresentante dell’accusa, l’ex agente fotografico di fatto utilizza gli spazi di libertà che gli vengono concessi, ma fa di tutto tranne che curarsi.
Il rispetto delle prescrizioni per il sostituto Pg è la prima forma per dimostrare l’adesione ad un programma terapeutico. Rispetto che finora, però, è mancato. In aula Lamanna ha citato una sentenza della Corte Costituzionale ricordando che chi si trova agli arresti domiciliari per ragioni di salute, anche per seguire una terapia psicologica come Corona, non sta affrontando “un ritorno a casa ne un ritorno alla libertà piena. Permangono invece importanti limitazioni alla libertà personale e non viene meno l’esigenza dell’effettività dell’espiazione della condanna”. Di avviso opposto l’avvocato Chiesa, che ha tenuto a sottolineare i molti progressi fatti da Corona nel programma terapeutico che sta seguendo, testimoniate dalle relazioni di psicologi ed esperti che lo stanno seguendo. Quanto alle apparizioni pubbliche, Chiesa ha chiarito che “non c’è scritto da nessuna parte che una persona in detenzione domiciliare non possa andare in tv e non possa usare i social e, quando il magistrato di Sorveglianza glielo ha inibito, lui non lo ha fatto più, non c’è più andato, ma quella è la sua vita”. “Rimandarlo in carcere – conclude il legale – sarebbe un sacrilegio”. I giudici decideranno nei prossimi giorni come Corona dovrà scontare il resto della sua pena, il cui termine è previsto per settembre 2024.
Corona ha postato su Instagram un video del messaggio, lungo due pagine e scritto a mano, che ha intenzione di leggere in aula. Alcune parti sono evidenziate in giallo. “Durante la notte – scrive ancora l’ex agente fotografico in un passaggio – ho i flashback come i reduci del Vietnam”.
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