Eseosa “Fausto” Desalu chiede a giornalisti che lo chiamino Fausto. “Mia madre mi chiama così”; ha detto il 27enne medaglia d’oro nella 4×100 alle Olimpiadi di Tokyo con i compagni di squadra Marcell Jacobs, Filippo Tortu e Lorenzo Patta. Un’impresa che è già storia. 37″ 50: nuovo record italiano. Una vittoria sulla linea del traguardo da impazzire.
Non ha ancora realizzato l’impresa Desalu. Non si aspettava di vincere anche se da piccolo lo diceva sempre alla madre. “Mamma, non ti preoccupare. Un giorno diventerò qualcuno. Canterò l’Inno di Mameli e mi commuoverò sul podio”, aveva promesso. “Da piccolo ne avevo di idee: fare l’astronauta, il produttore di videogiochi, il batterista, l’attore, il regista. Però quando ho visto che il mio dono era la corsa ho capito di voler fare come tanti atleti”, ha raccontato a Il Corriere della Sera.
Desalu, come Marcell Jacobs, è cresciuto solo con la madre. “Lui più di tutti può capire cosa proverò tra qualche ora”, ovvero quando la incontrerà, la riabbraccerà. Veronica è arrivata in Italia dalla Nigeria. Non parlava una parola di italiano. Ha cresciuto il figlio da sola. Ieri sera ha rinunciato a collegarsi in diretta con Il Circolo degli Anelli, lo speciale sulle Olimpiadi in Giappone in diretta ogni sera su Rai2 condotto da Alessandra De Stefano, perché lavorava. Da cinque anni fa da badante a un’anziana signora di Parma. “Vivo una gioia immensa. Oggi ho ricevuto una grazia”, ha detto a Il Corriere della Sera la 50enne che vive a Casalmaggiore, provincia di Cremona. Anche lei una sportiva: da giovane giocava a basket e correva. La madre non voleva.
“Ho visto la gara in tv con la signora. È venuta anche la figlia con una torta: una festa bellissima”, ha raccontato. E quindi del figlio: “Alle elementari giocava a calcio; gli insegnanti mi hanno detto: ‘Non è il suo sport, lui deve correre’. L’ho tolto dal calcio e l’ho fatto correre. Dopo due anni era campione scolastico. Gli ho sempre detto: io credo in te, otterrai ciò che ti meriti, ma ricorda, vinci o non vinci, è sempre un gioco”.
Della sua storia ha parlato anche lo stesso protagonista, fresco fresco della medaglia d’oro. “Quando vedi un genitore che da solo fa tutti questi sacrifici e tu cerchi di sdebitarti in tutti i modi, è una roba veramente impagabile. Quando sei piccolo non capisci tutti i no, non perché non mi voleva bene ma perché c’erano altre priorità. Ora le ho comprese finalmente. Posso solo dirle grazie perché mi ha insegnato il valore del sacrificio e del lavoro duro”.
Desalu è diventato italiano soltanto una volta maggiorenne. Sullo Ius Soli: “Mi hanno sempre insegnato a rispettare le regole, anche se giuste o ingiuste. Ci rimanevo male: faceva male a un ragazzino di 16 o 17 anni che salta i Mondiali o gli Europei quando magari poteva vincere medaglie o fare buoni piazzamenti. Mi sono sempre detto che queste sono le regole, e le devo accettare. Mi dispiace per questa cosa, spero possa cambiare perché i sacrifici che facciamo noi atleti sono tanti. È come un treno, se lo perdi non è detto che riesca a riprenderlo”. Il Presidente del CONI Giovanni Malagò ha parlato nei giorni scorsi dell’introduzione di uno Ius Soli sportivo – proposta che anche ha fatto discutere in quanto la cittadinanza verrebbe concessa non per diritti ma per talento; il tema è sempre d’attualità.