Il voto del Parlamento Ue
Famiglie arcobaleno, l’Europa bacchetta il governo Meloni
L’Italia trattata come l’Ungheria e la Polonia, come i paesi di Visegrad. Ieri lo schiaffo al governo è arrivato sui diritti, uno schiaffo di quelli che non si dimenticano. Il Parlamento europeo ha approvato per alzata di mano un emendamento di Renew Europe (di cui fa parte il Terzo Polo) che condanna “le istruzioni impartite dal governo italiano al comune di Milano di non registrare più i figli di coppie omogenitoriali”.
Il Parlamento europeo – si legge ancora – “ritiene che questa decisione porterà inevitabilmente alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli; ritiene che tale azione costituisca una violazione diretta dei diritti dei minori, quali elencati nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989; esprime preoccupazione per il fatto che tale decisione si iscrive in un più ampio attacco contro la comunità Lgbtqia+ in Italia”. Poi l’affondo finale: si “invita il governo italiano a revocare immediatamente la sua decisione”.
Il voto per alzata di mano è stato talmente evidente che non è stato necessario passare a quello elettronico. La maggioranza del Parlamento Ue è d’accordo. E tra questi anche una parte dei moderati che hanno consentito di ottenere un voto così schiacciante. Oltre a Renew, sinistra, verdi e socialisti, hanno detto sì all’emendamento anche i Popolari nordici, i portoghesi e una parte dei tedeschi a cui è stata data libertà di voto. Il gruppo di Forza Italia che fa parte dei Popolari ha invece votato contro in maniera compatta, in difesa del governo italiano. L’Italia dei diritti si sente meno sola, con lei non solo le forze progressiste europee ma anche una destra che sui diritti guarda al futuro e non vuole essere schiacciata su Orban.
Da noi è diverso. Il governo di Giorgia Meloni sta rivelando il suo vero volto. Appena l’altro ieri la ministra della Famiglia aveva chiuso le porte in faccia a quei sindaci che chiedevano con una lettera un incontro sul tema della trascrizione dei figli delle coppie omogenitoriali. Dura la risposta di Eugenia Roccella: “Non c’è un confronto da fare. Ci sono leggi e una sentenza precisa. I sindaci sanno quello che possono e che non possono fare”. Ma da ieri lo scenario è di nuovo cambiato, aprendo uno spiraglio importantissimo. “Il Pe – ha scritto il deputato dem Alessandro Zan – ha appena condannato il governo Meloni per lo stop alle registrazioni dei figli delle coppie dello stesso sesso. Non solo: ha esplicitamente confermato come in Italia la comunità lgbtqia+ sia sotto attacco. Che umiliazione per uno Stato fondatore dell’Ue”.
“I primi a pagare – scrive sempre dal Pd Debora Serracchiani – sono i bambini. Ora anche l’Europa bacchetta l’Italietta da cartolina anni 50 che il governo diffonde all’estero”. Per il senatore Ivan Scalfarotto (Az-Iv) “il Parlamento europeo dice la verità”. L’Italia è “sotto la lente di ingrandimento per i diritti umani e civili, non è un bel giorno”. “Il governo italiano – sintetizza bene Riccardo Magi, segretario di + Europa – resta isolato in tutto il globo terracqueo”. Per il Movimento Cinque stelle interviene la deputata Chiara Appendino che da sindaca di Torino era stata una delle prime a registrare i figli delle coppie omogenitoriali. “Ci uniamo alla richiesta Ue affinché il governo italiano revochi immediatamente la sua decisione. Chiediamo che il nostro Parlamento si assuma le sue responsabilità e discuta le proposte di legge”.
La destra prova a difendersi. Per il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri “il governo italiano non discrimina nessun bambino. La verità è che si cela una vera e propria offensiva per la legalizzazione dell’aberrante pratica dell’utero in affitto”. E il vicepremier Antonio Tajani chiude: “Il voto Pe non cambia la legge italiana”. Ma per il governo i problemi ci sono eccome. L’emendamento di ieri non è l’unico capitolo aperto sui diritti che riguarda Giorgia Meloni. Si attende la risposta dell’Ue alla decisione della maggioranza di governo italiana di bocciare il certificato di filiazione europeo.
È avvenuto il 14 marzo e da allora la crociata della destra contro i diritti è diventata sempre più dura, strumentale e giocata sulle spalle di chi chiede quel riconoscimento giuridico che esiste in molti Paesi europei, non certo però dove alla guida c’è Orban. La comunità lgbtqia+ non sta a guardare: ha manifestato e chiede di legiferare affinché non ci siano più problemi sulle trascrizioni. La destra-destra sbandiera il tema della maternità per altri (gpa) per stoppare qualsiasi richiesta e portare il Paese indietro di decenni. Anche se la Gpa riguarda per il 98 per cento le coppie eterosessuali, il tema viene sventolato senza alcun ritegno e fa da muro a qualsiasi ragionamento.
Dicono che non è omofobia, che non è una discriminazione nei confronti dei figli delle coppie omogenitoriali. Adesso però sarà più difficile sostenerlo. L’emendamento che arriva dall’Europa lo dice chiaro: discriminazione nei confronti dei figli e “un più ampio attacco contro la comunità Lgbtqia+ in Italia”. Nascondersi dietro la gpa ora sarà complicato. Gli occhi sono puntati su di noi: dall’utilizzo dei soldi del Pnrr al Mef, fino ai diritti civili – cuore dell’Europa – l’Italia è diventata il fanalino di coda in compagnia dei paesi di Visegrad.
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