Accompagnarsi nell’esperienza dell’accoglienza famigliare, scoprirne e proporne il valore come un bene per la persona e per la società. Questo è lo scopo e l’origine di Famiglie per l’Accoglienza, nata più di quarant’anni fa a Milano e ora Associazione di Promozione Sociale diffusa in tutta Italia e in diversi Paesi del mondo. In Italia rappresentiamo circa tremila famiglie, che accolgono e accompagnano quotidianamente le fragilità di chi è più vulnerabile: bambini in affido e adozione, adolescenti, adulti in stato di necessità.

La nostra opera nasce dall’esperienza originata da don Luigi Giussani e dal suo insegnamento. In uno dei dialoghi avuti con l’associazione – la frase è riportata ora nel volume “Il Miracolo dell’Ospitalità” – ci disse: «Non esiste oggettivamente nessun atto più grande dell’ospitalità: da un’ospitalità così radicale come l’adozione, fino all’ospitalità a pranzo o all’offerta di un tetto a una persona che passi per Milano una volta sola. Una delle cose più belle che fra i miei amici ho visto realizzare è questo nesso, questa trama di famiglie disponibili ad ospitare chiunque» Questa osservazione appassionata illumina i nostri gesti e fa riscoprire la straordinaria novità che essi portano alla vita del singolo e alla società tutta. In altre parole, gente assolutamente normale che attraverso semplici gesti di accoglienza indica una strada possibile per tutti. Nella nostra ormai lunga storia abbiamo aperto la porta di casa e condiviso la vita con migliaia di minori in affido e adozione. L’affido è stata ed è ancora oggi la strada buona che permette a bambini con famiglie temporaneamente in difficoltà di crescere comunque in una famiglia, con l’ascolto e la delicatezza di chi desidera tenere unita la loro storia. Tante volte abbiamo visto la famiglia d’origine trovare un appoggio, un aiuto in quella affidataria in una esperienza che spesso è di arricchimento reciproco.

L’adozione è una avventura preziosa, per chi è accolto, per la famiglia che accoglie, per la società. Un’esperienza che è impossibile vivere da soli, che nel tempo chiede il rinnovarsi della gratuità dell’inizio e diventa una testimonianza particolare quando ad essere adottati, come accaduto in molte nostre famiglie, sono minori segnati dalla malattia o dalla disabilità.
Negli anni l’associazione si è trovata coinvolta direttamente anche in altri tipi di accoglienza, come quella di migranti sub-sahariani, o più recentemente dal 2015 al 2019, l’ospitalità per il periodo estivo di figli di famiglie ucraine sfollate dal Donbass. Fino all’accoglienza, lo scorso anno, di profughi fuggiti dalla guerra. Abbiamo affrontato solo una minima parte dell’immenso bisogno sorto in questi ultimi tempi, ma senza dubbio contribuito a un’importante catena di solidarietà. In collaborazione con altre realtà non-profit abbiamo raccolto in Italia oltre ottocento disponibilità da parte di famiglie disposte ad ospitare profughi ucraini. Oltre trecento si sono concretizzate in accoglienze effettive. Abbiamo accompagnato ogni singola esperienza, sostenendo le famiglie ospitanti e supportando i profughi con corsi di lingua italiana, assistenza sanitaria e ricerca del lavoro.

Nell’ospitare i nostri amici ucraini e nell’accompagnare le famiglie che si sono rese disponibili affrontando non pochi sacrifici, abbiamo compreso come ogni gesto di accoglienza, anche piccolo o breve, abbia come orizzonte il mondo e contribuisca alla costruzione della pace e della storia. Ho voluto citare questi aspetti della nostra realtà per sottolineare come la famiglia e le realtà associative famigliari siano una risorsa primaria per la costruzione del bene comune. La famiglia primo “nucleo vitale della società” come ha affermato il Presidente Mattarella nel 2021. E ancora prima, nel 2015, dichiarava: «La famiglia, facendosi spesso carico di insufficienze da parte dei pubblici servizi, fornisce un contributo decisivo alla società italiana. In questi anni difficili ha svolto un prezioso compito di ‘ammortizzatore sociale’ in materia di assistenza, di accoglienza, di educazione, di integrazione e, persino, di coesione sociale. Nelle periferie esistenziali del nostro paese, la rete familiare costituisce l’unica presenza significativa».

La centralità della famiglia, dunque, come luogo di rapporti gratuiti e stabili, in cui l’altro è riconosciuto come un bene. In una società in cui imperversano la solitudine e la cultura dello scarto – come spesso ci ricorda Papa Francesco – e dove la famiglia è considerata come un nido protettivo anziché il nodo di una rete connessa con il mondo, relegata spesso a una solitudine quasi innaturale, ecco, dunque, la nostra testimonianza: famiglie che accolgono chi è bisognoso e che si sostengono nelle inevitabili difficoltà che ogni esperienza di accoglienza porta con sé, a mettere in luce le scoperte, a sostenere le ragioni profonde di ogni loro gesto. Secondo il compito che Papa Francesco, nell’Amoris Laetitia, ha affidato alla famiglia: il progetto di rendere ‘domestico’ il mondo, affinché tutti giungano a sentire ogni essere umano come un fratello.

Luca Sommacal

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