Fango (e “nemesi”) sui giornalisti Trocchia e Giudice, le fantomatiche accuse di stupro e il bipolarismo mediatico che non legge più le carte

Sbattere il mostro in prima pagina (‘Stupro di gruppo, bufera a La7 e Domani’) anche se la procura chiede l’archiviazione e la presunta vittima di una fantomatica “violenza sessuale di gruppo” è tornata regolarmente a casa dopo aver rifiutato di scendere dal taxi e salire nell’appartamento della coppia in questione lo scorso 2 febbraio 2023. Una vicenda cavalcata da un giornale di destra, La Verità, per screditare due giornalisti, Nello Trocchia del Domani e Sara Giudice di Piazza Pulita (trasmissione di La7 condotta da Corrado Formigli), che si occupano troppo (e in modo critico) del governo Meloni e delle attività della destra, e delle sue associazioni, in Italia.

Il bipolarismo giornalistico

E’ il bipolarismo giornalistico bellezza. Dove media di destra e di sinistra si attaccano senza esclusione di colpi, lasciando da parte carte deontologiche, presunzione di innocenza e regolare corso delle indagini. Basta poco, in realtà anche nulla, per screditare il collega giornalista che poi viene massacrato dai politici di gradinata. C’ha pensato Libero (che riceve ogni anno oltre 3 milioni di euro come contributo per l’editoria) nei giorni scorsi a fare i conti in tasca a Fanpage e ai contratti dei suoi giornalisti, scoperchiando un mondo, quello dell’editoria, in crisi da tempo, dove i contratti riconosciuti dalla FNSI sono diventati quasi un’utopia senza che però Ordine dei giornalisti e sindacati di categoria facciano qualcosa. C’ha pensato ieri, giovedì 29 agosto, La Verità, giornale diretto da Maurizio Belpietro, ad attaccare i due colleghi “rivali”.

Fango a prescindere dalle indagini

Non è nostra intenzione difendere né l’una né l’altra fazione (Trocchia anni fa fu protagonista di un blitz nella redazione del Riformista dove finse di spegnere la telecamere e rivolse domande, tendenziose, all’editore Romeo sull’inchiesta Consip, poi scioltasi come neve al sole). Condanniamo il metodo, di entrambi, che tende a gettare fango a prescindere. In questa circostanza l’accusa rivolta da La Verità ai due giornalisti (la Procura ha chiesto l’archiviazione ma se leggete l’articolo questo aspetto passa decisamente in secondo piano), è di un presunto stupro di gruppo nei confronti di una donna, anche lei giornalista, che quella sera era tra gli invitati del compleanno di Sara Giudice a Trastevere.

La vicenda e i riscontri della Procura

Ci sarebbero state della avance da parte della coppia alla collega che avrebbe perso (fino a un certo punto) la lucidità dopo aver bevuto un sorso di rum o whisky da un bicchiere passato da uno “sconosciuto”. Lì dentro, secondo la ricostruzione e le analisi effettuate dalla vittima (non confermate però dalle analisi svolte della Procura), sarebbe stata messa la “droga dello stupro”. Nonostante lo stordimento, al ritorno in taxi la giornalista rifiuta di salire nell’appartamento (con la coppia in questione che non batte ciglio) e chiede al tassista di tornare a casa. L’indomani denuncia tutto e fa partire le indagini che la Procura che in tempi recenti ha chiesto di archiviare.

Legali Trocchia e Giudice: “Vicenda privata, ricostruzione odiosa e falsa”

Archiviazione a cui i legali della presunta vittima si sono opposti, chiedendo ai magistrati di sentire la loro assistita e di nominare nuovi consulenti tecnici per compiere le analisi sul campione di urine prelevato alla denunciante. Sul versante opposto, i legali della coppia di giornalisti, gli avvocati Grazia Volo e Virginia Ripa di Meana, replicano in una nota affermando che l’articolo si riferisce a ‘una dolorosa vicenda privata che riguarda Sara Giudice e Nello Trocchia e una terza parte denunciante’ e segnalano ‘che la procura della Repubblica di Roma, dopo approfondite indagini durate diversi mesi, ha deciso di non esercitare l’azione penale e per questo ha chiesto l’archiviazione nei confronti di Trocchia e Giudice’. ‘La ricostruzione odiosa e falsa dei fatti compiuta da La Verità e ripresa da altri media nazionali – prosegue la nota dei legali – contrasta totalmente con le risultanze investigative che dimostrano la totale infondatezza della denuncia e della versione della denunciante. Gli articoli sono stati scritti nel disprezzo delle regole deontologiche che impongono la verifica delle notizie. Per conseguenza gli articoli contengono informazioni volutamente false’. ‘Per queste ragioni – conclude la nota dei legali – tuteleremo la reputazione dei nostri assistiti in ogni opportuna sede giudiziaria sia nei confronti della stampa che della denunciante, nei confronti della quale si profila il reato di calunnia’.

Caiazza: “Titolo da forca”

Sulla vicenda è intervenuto anche l’avvocato Gian Domenico Caiazza, che sottolinea come “in un mondo civile, che rispetti in concreto e non a chiacchiere la presunzione di non colpevolezza, la notizia, se proprio ha senso parlarne, è semmai che la Procura ha chiesto l’archiviazione della denunzia perché non si tratta di una ipotesi di stupro di gruppo, ma di un bacio chiesto ed ottenuto (secondo la vittima a causa della droga) in un taxi mentre si tornava a casa tutti insieme; che le analisi svolte dalla Procura sulle urine della “vittima” hanno escluso la presenza di “droga dello stupro”; che il tassista, sentito come testimone, ha detto di aver notato solo tre amici, un pò sopra le righe all’uscita di una festa, cazzeggiare in modo un po’ trasgressivo”.

“Insomma – attacca Caiazza – siamo alle solite: titolo micidiale, realtà notiziale sbocconcellata ad arte qui e là nel corpo dell’articolo. Se gli indagati sono avversari politici (in verità a loro volta poco empatici con la presunzione di non colpevolezza: ma questo non è il momento di parlare di nemesi), il garantismo si dissolve come neve al sole, e in quattro e quattr’otto si mette su la forca”.