L'infornata di collaboratori e le polemiche
Fatta la legge, trovati gli staffisti: Manfredi come de Magistris, altro che risparmio in Città metropolitana

Uno dei principali scopi della riforma Delrio del 2014, che diede vita alle attuali Città metropolitane al posto delle Province, fu quello di risparmiare risorse pubbliche destinate in precedenza alle spese per le indennità, agli stipendi e ai gettoni di presenza che si corrispondevano agli assessori, ai loro staffisti e consiglieri provinciali, spese che si sommavano a quelle da corrispondere ai datori di lavoro qualora i consiglieri avessero un impiego da lavoro dipendente. Milioni di euro risparmiati per ogni ex provincia.
E quindi oggi, le città metropolitane non contemplano una giunta di assessori nei propri organi di governo. Sono infatti composte dal sindaco metropolitano, che è di diritto il sindaco del comune capoluogo; il consiglio metropolitano, organo elettivo di secondo grado di 24 consiglieri, e la conferenza metropolitana, composta da tutti i sindaci dei comuni della città metropolitana. La titolarità delle cariche di consigliere metropolitano, sindaco metropolitano e vicesindaco è quindi a titolo esclusivamente onorifico e non comporta la spettanza di alcuna forma di remunerazione. Quindi nessun assessore che possa avvalersi della collaborazione retribuita di personale di staff, ma solo il sindaco e i consiglieri metropolitani che non possono avvalersi dell’art. 90 del Testo unico degli enti locali, la legge che consente appunto solo ai sindaci ed agli assessori di poter far assumere collaboratori retribuiti.
Almeno sui risparmi per le cariche istituzionali ci aveva visto lungo l’allora ministro Graziano Delrio, ma si sa, fatta la legge trovato l’inganno, in questo caso, almeno per ciò che riguarda l’assunzione di personale di staff nella Città Metropolitana di Napoli. Non essendoci quindi assessori, solo il sindaco metropolitano può disporre assunzioni di personale di staff. E fu de Magistris, primo sindaco metropolitano di Napoli, a dare mandato ai dirigenti, con una nota protocollata nell’agosto del 2017, di predisporre gli atti per l’assunzione di ben 27 staffisti per il suo ufficio. Uno stratagemma prima osteggiato e poi deliberato nel 2019, che consentì al primo cittadino metropolitano di assegnare personale di staff al servizio dei “consiglieri comunali delegati”, pseudo assessori vecchia maniera, che accettarono le deleghe benché avversari politici dell’ex magistrato, esponenti che andavano dal Pd a Forza Italia che governavano allegramente insieme a quelli di Dema.
Va detto che queste assunzioni e la stessa collaborazione governativa con de Magistris, furono pesantemente contestate da una parte consistente della politica, a partire dai massimi vertici del Partito Democratico. L’allora presidente nazionale del pd, Matteo Orfini, ebbe a addirittura a dire: “Nessuno partecipi al banchetto consociativo imbastito da de Magistris”, seguito a ruota da Maurizio Martina, allora vice segretario nazionale: “Sui 27 staffisti il Pd ha sbagliato” disse. Anche il coordinatore provinciale di Forza Italia si espresse contro: “In questo momento di gravi emergenze. I contratti degli staffisti non possono e non devono essere una priorità. Anzi, è un tema a dir poco inopportuno” sentenziò. Anche i Cinque Stelle si schierarono contro per lo spreco di risorse, oggi invece sono favorevolissimi.
E se qualcuno ha pensato che con Gaetano Manfredi la musica potesse cambiare, si è sbagliato di grosso. L’infornata di staffisti procede a blocchi e arriverà al massimo possibile, i 27 staffisti a tempo pieno potrebbero diventare anche 54 part time, ufficialmente alle dipendenze del sindaco come prevede la legge, ma che invece “assisteranno” i futuri consiglieri delegati. Consiglieri che, ricordiamo, potrebbero distaccare ognuno un dipendente della Città metropolitana senza aggravare di costi la comunità ed avere a disposizione personale competente ed esperto della macchina organizzativa dell’ente. Cambia dunque poco per il momento tra de Magistris e Manfredi come sindaci metropolitani, finanche dalla figura fondamentale e importante del “capostaff” che sarà esattamente la stessa persona, tale Pietro Rinaldi, ex rivoluzionario arancione della prima ora, ed ora al servizio del principe dei moderati ed ex rettore della Federico II. Ça va sans dire.
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