Neve e vento, evidentemente, non spaventano Federica Brignone. L’ha dimostrato chiaramente in Canada, dove sulla pista di Mont-Tremblant ha infilato un’incredibile doppietta nello slalom gigante di Coppa del mondo, incurante della visibilità tutt’altro che ottimale a rendere tanto affascinante quanto rischiosa la discesa verso l’ultimo traguardo di domenica dopo la vittoria del giorno precedente.
Lei, che nella seconda gara in 24 ore partiva col sesto tempo portato in dote dalla prima manche, s’è buttata anima e corpo a valle, dando fondo a tutte le energie che aveva in corpo. Una prova pressoché perfetta la sua, che non a caso le ha consegnato il miglior tempo, sbaragliando la concorrenza di tutte le avversarie che avrebbero dovuto scendere dopo.
“Non si vedeva veramente nulla”, racconterà lei stessa una volta arrivata a destinazione, con quelle condizioni climatiche al limite della praticabilità a rendere quasi eroica una prestazione senza dubbio da consegnare agli annali dello sci azzurro al femminile. Quell’”avevo il sole dentro di me” condiviso da Brignone al termine dell’ultima gara disputata, del resto, la dice lunga circa la volontà messa sugli sci dalla campionessa valdostana, pronta a sciare alla perfezione per recuperare il gap accumulato nella prima parte di giornata proprio quando tutt’attorno il quadro d’insieme si faceva sempre più difficile.
Condizioni che – a testimoniarlo sono le riprese televisive, di volta in volta sempre più coinvolgenti man mano che le si riguarda a mente fredda – non lasceranno scampo a chi arriverà dopo, un indicatore quanto mai realistico dell’intensità che la 33enne nata a Milano ha saputo mettere nella sua performance affinché il cronometro le consegnasse il gradino più alto del podio, facendone la vincitrice più longeva di specialità nella storia.
I 33 centesimi di vantaggio sulla svizzera Lara Gut-Behrami hanno un valore simbolico enorme, così come lo ha la tempra di un’atleta che non vuole smettere di impreziosire il suo già più che invidiabile palmares. A lei, peraltro, si affiancano le compagne di nazionale Marta Bassino, ottava, e Sofia Goggia, decima. Da festeggiare c’è la sua prima doppietta in due giorni consecutivi, un “o tutto, o niente” in apertura di seconda manche capace di trasformarsi nella sua 23° vittoria in carriera. Si tratta di un primato nel primato, giacché il doppio alloro in Canada ne ha fatto l’azzurra più vincente di sempre proprio davanti all’appena citata Goggia, che di successi ne ha finora inanellati 22. A completare il podio c’è Deborah Compagnoni, con 16 vittorie. Valdostana in testa alle classifiche azzurre anche per numero di podi ottenuti. I 59 di Brignone, infatti, staccano nettamente i 51 di Isolde Kostner e i 48 di Goggia.
Il secondo posto a portata di mano
Tolto l’inarrivabile Alberto Tomba (50 vittorie; 88 podi), il secondo azzurro in assoluto, il mitico Gustav Thöni, è lì, a portata di mano, con 24 vittorie e 69 podi complessivi.