“L’infanzia difficile di un benestante” è il nuovo brano di Fedez, un dissing di circa tre minuti rivolto esclusivamente al rapper Tony Effe con cui l’ex di Chiara Ferragni ha recentemente interrotto i rapporti dopo un lungo periodo d’amicizia e una collaborazione professionale.

Ad infuocare il legame tra i due c’era anche stata l’amicizia tra l’influencer e lo stesso Tony, tanto che la prima – fotografata più volte in compagnia del ragazzo – aveva persino indossato la sua felpa in una foto, quasi per provocare il marito. Nell’invettiva di Fedez sono due i messaggi in rima destinati a fare scalpore. Se il primo ha natura esclusivamente di cronaca rosa: “Scrivevi a mia moglie mentre mi abbracciavi / quelli come te io li chiamo infami”, il secondo invece potrebbe fornire un’ulteriore lettura agli episodi che negli scorsi mesi hanno portato il rapper ad essere indagato per rissa dopo un pestaggio avvenuto la scorsa primavera al personal trainer romano Cristian Iovino.

La spedizione punitiva a Cristian Iovino

Una spedizione punitiva, avvenuta sotto casa di quest’ultimo alle 3.30 della notte, con l’uscita da un minivan di 8-9 persone in strada – tra le quali anche lo stesso Fedez – riprese mentre si scagliavano contro l’uomo. Una spedizione di 30-40 secondi ma in grado di provocare rilevanti lesioni a Iovino per le quali il personal trainer ha scelto di non procedere dopo un rilevante accordo economico (si era parlato di cifra tra i 400 e i 500 mila euro).

Dopo il pestaggio a Iovino Fedez rivendica la crew delle spedizioni

In quel raid presero parte anche Christian Rosiello, ultrà della Curva Sud milanista e bodyguard di Fedez, il rapper (Taxi B), e almeno altri due ultras rossoneri. Amicizie che l’ex giudice di X-Factor non ha mai nascosto, e facilmente associabili a fatti di violenza, come parrebbe confermato dallo stesso autore nel nuovo brano: “Tony non scappare – si rivolge ancora una volta al collega – dimmi dove sei, vuoi metter i tuoi contro i miei, se tu fai il cecchino sono Donald Trump se lo faccio io sei JFK”. La frase – che non necessita di commento – nel richiamare alla mente due attentati agli ex Presidenti statunitensi, sembra ancora far riferimento a gang e gruppi organizzati. La scorta del rapper, o dei rapper, che nelle risse non si sporcano le mani lasciando combattere “i tuoi” contro i “miei”. Intimidazioni comuni nel mondo del rap, specie in quello dei dissing, ma che alla luce del recente fatto di cronaca assumono tutt’altre sfumature, trovando forse conferma che quel mondo di provincia plasmato da violenza, minacce e prepotenze, non è poi così lontano dalla realtà, soprattutto quando in piena notte una macchina dai vetri scuri e riempita d’ira ti dà l’appuntamento sotto casa.

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