Una classe formata da quindici giovani (e meno giovani) dirigenti politici di diversi partiti, a lezione di parità di genere. È la scommessa che il laboratorio “Femministi, per un altro genere di politica” lancia nella due giorni romana del 2 e 9 luglio presso l’Istituto Sturzo.

Il progetto ha come obiettivo quello di organizzare un programma innovativo di formazione per superare le barriere di genere nella leadership politica ed è esclusivamente destinato agli uomini. Non di tutti i partiti, si legge nella presentazione del laboratorio: solo di quelli “liberal-democratici”, dunque quei partiti che recepiscono le istanze di parità di genere e rappresentanza paritaria all’interno del proprio programma politico. Dal nome provocatoriamente declinato al maschile, “Femministi!” è promosso da +Europa, grazie alla quota del 2×1000 che per legge tutti i partiti dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) destinare a iniziative dedicate alla promozione della parità di genere, e partecipato, per ora, anche da PD, Azione, Verdi, Italia Viva, M5S, Lista Sala e Volt.

Un’iniziativa transpartitica, dunque, che fa seguito alla prima esperienza di formazione realizzata, lo scorso anno, da +Europa – “Prime Donne” – che aveva formato 23 aspiranti leader politiche. Ma davvero alle donne manca qualcosa per avere successo in politica o sono i partiti – in quanto organizzazioni che selezionano la leadership – che funzionano secondo logiche che allontanano le donne? A questa domanda la letteratura scientifica individua nei partiti i principali canali inibitori della carriera politica di donne, persone LGBT e minoranze etniche. Lo dicono molte istituzioni internazionali, tra cui Promundo Global, National Democratic Institute, the Westminster Foundation for Democracy, the Global Center for Gender Equality at Stanford University, Global Institute for Women’s Leadership at King’s College London.

«Alla fine dell’esperienza dello scorso anno ci siamo rese conto che non sono le donne ad avere bisogno di una formazione specifica per fare politica» – spiega Costanza Hermanin, fellow dell’Istituto universitario europeo e fondatrice della scuola – «Ci sono prassi escludenti e politiche pubbliche che rendono difficile il raggiungimento della parità, soprattutto in politica. Questi elementi devono essere portati all’attenzione degli uomini politici, perché ne prendano coscienza e affianchino le donne nella battaglia per la parità in politica, su cui l’Italia sconta un ‘gap’ più grande che in qualsiasi altro settore». La prima edizione di “Femministi!” prevede 15 ore di formazione, con laboratori che spaziano dalla valutazione d’impatto di genere delle politiche pubbliche – una metodologia richiesta dalla stessa Commissione europea per i programmi di spesa del Recovery Fund – all’applicazione della politica delle quote, passando per il “trattamento” che i media riservano alle campagne elettorali delle donne.

Quali sono i meccanismi informali nelle prassi politiche, negli statuti dei partiti e nelle leggi elettorali che inibiscono la carriera politica delle donne? Come stanare gli stereotipi e i pregiudizi di genere applicati inconsciamente?
«Affronteremo le questioni dell’analisi economica e dei bilanci di genere delle politiche pubbliche”, conclude Hermanin, “mostrando dati, ricerche ed esempi concreti di come una leadership paritaria porti a risultati politici più efficaci e a politiche più efficienti». Lo schema del laboratorio non sarà quello classico: la prima delle due giornate si aprirà con una performance di “forum teatro” – un genere di teatro dell’oppresso in cui si mette in scena una situazione che rappresenta una condizione vessatoria – in cui «i performer riprodurranno le dinamiche tipiche della politica attuale per aumentare la consapevolezza nei partecipanti».

A loro sarà richiesto, alla fine, un impegno preciso, volto a riprodurre i modelli condivisi durante il laboratorio, nell’ambito delle rispettive formazioni politiche.  “Femministi! Lab” sarà l’evento finale, pubblico e in diretta streaming, che includerà anche le donne «per mettere in scena le dinamiche che vorremmo per un altro genere di politica, a partire proprio da spezzoni di dibattiti parlamentari e conferenze stampa tradizionali». Saranno consegnati 10 riconoscimenti per la parità di genere. Tra i premiati, la direttrice del Giornale Radio Rai e Radio1 Rai Simona Sala, per la promozione della campagna “No Women No Panel – Senza donne non se ne parla”.

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Ho scritto “Opus Gay", un saggio inchiesta su omofobia e morale sessuale cattolica, ho fondato GnamGlam, progetto sull'agroalimentare. Sono tutrice volontaria di minori stranieri non accompagnati e mi interesso da sempre di diritti, immigrazione, ambiente e territorio. Lavoro in Fondazione Luigi Einaudi