Costruita 30 anni fa, hanno già iniziato la demolizione ma la famiglia chiede 6 mesi di tempo
“Fermate le ruspe”, l’appello della famiglia Cioce gettata in strada con il nonno allettato attaccato all’ossigeno

“Sono arrivati una mattina alle 8 e ci hanno detto di uscire perché dovevano buttare giù la nostra casa. Dentro c’era nostro padre che sta allettato con la bombola dell’ossigeno. Non c’è stato nulla da fare: i miei cognati l’hanno preso in braccio e l’hanno dovuto portare via”. È questo il drammatico racconto della famiglia Cioce che vive a Fuorigrotta, quartiere di Napoli a ridosso della collina di Posillipo. Per loro il 10 gennaio è iniziata la demolizione della loro casa in via Brigata Bologna. Un colpo al cuore, picconata dopo picconata.
“Villa Pina. 1992 A.Cioce”, ci legge sulla facciata tra i fiorellini colorati. È in quella data che nonno Antonio, capostipite di una famiglia di 7 figli e 14 nipoti iniziò la costruzione della casa in cui avrebbe accolto tutti i suoi. In quella casa è raccolta un vita di sacrifici, mattone dopo mattone che dedicò a sua moglie Pina. Trenta anni dopo, con utenze accordate e bollette e condoni pagati, a marzo arriva la notifica di sgombero. La casa andava abbattuta perché costruita in un territorio a rischio idrogeologico.
“Quando è arrivato il documento di sgombero per noi è stato un fulmine a ciel sereno – racconta Salvatore, l’unico figlio maschio – Subito ci siamo messi all’opera per capire cosa si poteva fare per salvare la nostra casa. Da un po’ di tempo mio padre non sta bene e non sapevamo nulla di quanto stava per accadere. Trenta anni fa quando è stata costruita la casa questo vincolo non esisteva, è stato dichiarato solo nel 2000. Dopo la notifica di sgombero abbiamo affidato a dei tecnici una perizia su questa zona. Abbiamo dimostrato che il rischio idrogeologico non c’è e che la montagna non è franabile. Abbiamo anche avuto parere positivo dal Bacino, manca solo l’ufficializzazione sulla Gazzetta Ufficiale ma per questo ci vogliono 6 mesi”. Intanto però le operazioni di demolizione sono già iniziate.
Salvatore ha 25 anni, ma subito ha preso in mano la situazione. È incredulo su quanto sta accadendo: “È paradossale: potrei pagare il condono e tra sei mesi ricostruire la casa. Ora mi buttano a terra la casa che posso ricostruire tra 6 mesi. Che senso ha? C’era anche un altro problema: la nostra casa era più grande della metratura prevista. Abbiamo mandato alla giudice che ha disposto per l’abbattimento un nuovo progetto che prevede la diminuzione della metratura della casa. Insieme a questo anche le perizie tecniche sul territorio, ma lei non ci ha risposto. Intanto qui hanno iniziato a demolire la casa”.
La villetta dei Cioce insiste su un territorio a ridosso di una montagna in una zona effettivamente molto densamente popolata. “Per legge a questo punto allora dovrebbero evacuare tutta via Manzoni – dice Morena Cappuccino, una dei 14 nipoti della famiglia – Se c’è rischio di crollo sono in pericolo per primi loro. Io sono nata e cresciuta qui, ci sono tutti i miei ricordi. Noi chiediamo solo altri 6 mesi di tempo per mettere in ordine le carte e portare a termine tutta la burocrazia”.
Intanto il nonno Antonio sta in un letto con la bombola per l’ossigeno. Tre nuclei familiari adesso sono riuniti nella casa di una delle sorelle, compresa l’ultima nata di famiglia Cioce, una bimba di 10 mesi. “La situazione è drammatica – continua Nunzia, una delle figlie di nonno Antonio – Abbiamo la disperazione nel cuore. Togliere una casa primaria a una famiglia di persone che hanno lavorato per tutta la vita è un’ingiustizia. Chiediamo a gran voce, con tutta la dignità che ci è rimasta, di fermare le ruspe per avere qualche mese di tempo per risolvere questi problemi burocratici. Quando sono arrivati e ci hanno sgomberati non abbiamo creato nessun problema. È vero mio padre ha sbagliato ma lui non stava bene e questo non è proprio stato preso in considerazione. Soffre di depressione, ha problemi di cuore, diabete, gli hanno impiantato il Pacemaker, lo hanno operato al cuore varie volte, operazioni alla prostata, di tutto e di più, ma questo non interessa a nessuno. Ora mio fratello, un ragazzo di 25 anni, sta seguendo tutta la pratica, si è indebitato per fare di tutto per non farci buttare giù la casa. La voleva rimpicciolire anche e nemmeno questo ci è stata data la possibilità di fare. Noi vogliamo pagare tutto quello che c’è da pagare però dateci questa possibilità, non buttate giù la nostra casa. Psicologicamente avete distrutto una famiglia”.
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