La forza e il coraggio del messaggio d'amore
Fernanda morì a 17 anni travolta da un’auto, la lezione di mamma Sonia: “Ho abbracciato e perdonato l’uomo che guidava”
![Foto da Corriere del mezzogiorno Foto da Corriere del mezzogiorno](https://www.ilriformista.it/wp-content/uploads/2023/02/fernanda-1-900x600.jpg)
Era una mattina come tante quando Fernanda Marino, 17 anni di Positano, provincia di Salerno a bordo del suo motorino stava andando a scuola e fu travolta da un minivan. Alla guida c’era un ragazzo di 27 anni: era in ritardo per un appuntamento di lavoro e per questo passò il semaforo rosso e superò tre auto in attesa del verde accelerando a 70 chilometri all’ora. Fernanda morì sul colpo. Era il 21 ottobre 2021, per la famiglia e l’intera comunità fu un dolore enorme. Il 26 gennaio scorso il 27enne che era alla guida fu condannato a 3 anni e 4 mesi. La mamma di Fernanda, Sonia Fusco, stremata dal dolore, ha seguito in prima persona tutti gli appuntamenti in tribunale. E ha accettato di incontrare quel giovane che ha ucciso sua figlia, per abbracciarlo. “Domenico era una persona sconvolta, ha chiesto scusa tra le lacrime – ha detto mamma Sonia, in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno – io gli ho detto che ha commesso un errore gravissimo perché mi ha portato via la mia Fernanda e visto che indietro non si può tornare ora possiamo solo lavorare insieme perché fatti del genere non accadano più”. Parole da brividi che sono una lezione di vita per tutti.
“È accaduto alla seconda udienza del processo di primo grado – ha raccontato mamma Sonia nell’intervista – l’avvocato di Domenico, così si chiama quel ragazzo che potrebbe essermi figlio, aveva chiesto se mi andava di incontrarlo. Io e l’altra mia figlia, la prima figlia, Maria Dolores, 20 anni, abbiamo detto di sì e così vederci, parlarci e piangere assieme è stato un attimo”. Un incontro doloroso ma liberatorio per la mamma e la sorella di Fernanda. Un lungo abbraccio più importante di qualsiasi pena inflitta. “Credo che insieme a noi abbiano pianto anche tutti gli altri avvocati presenti in quel momento”, continua il racconto la mamma.
E il motivo di quell’abbraccio e del perdono la mamma lo spiega bene con parole chiare che fanno riflettere: “Perdonare – spiega – non significa dire, va bene hai ucciso mia figlia, non fa niente. No. Perdonare, come mi disse una volta proprio Fernanda, è un atto gratuito che fai a te stessa e non agli altri. Significa lasciarsi dietro l’odio e il rancore e impegnarsi invece a prevenire, educare e sensibilizzare. Domenico, che fin dal primo momento si è assunto tutte le responsabilità e non era affatto scontato, ora ha una seconda possibilità, che invece è stata negata a mia figlia”.
Sonia si porta nel cuore un dolore enorme, senza fine, ma con la forza del perdono vuole lavorare duro per sensibilizzare tutti a combattere quella che lei chiama la “guerra invisibile” delle vittime della strada. La mamma sottolinea i numeri di questo disastro: “Tremila morti all’anno è un’ecatombe – riflette – l’Italia è l’unico Paese in cui negli ultimi tre anni è aumentato il numero delle vittime per violenza stradale, io la chiamo proprio così, altro che incidenti, qui c’è una scelta consapevole dettata dalla mancanza di rispetto, di educazione, di prevenzione”. Ed è questo che spinge Sonia ad andare avanti, a cercare di sensibilizzare quante più persone possibile a una guida attenta. Non ce l’ha con Domenico che dice “è una persone che soffre, vivrà per sempre nel rimorso”. Ma non è contenta nemmeno per la pena che ha ricevuto che per lei sarebbe dovuta essere più grave, da esempio per educare la società.
“È un’immane tragedia che dimezza i genitori e Luca Valdiserri e Paola Di Caro, padre e madre di Francesco ucciso a Roma da un’auto-pirata mentre camminava sul marciapiede, lo sanno bene. Io però ho dentro l’insegnamento di mia figlia, ho carpito forza e coraggio dal suo straordinario messaggio d’amore… quando ho visto il suo corpo senza vita sul selciato la mia prima reazione è stata, no, mia figlia non è quel corpo, è molto di più… c’è un cordone tra noi che non si spezzerà mai, perciò ora ho trasformato quel dolore in bellezza e vado nelle scuole, nelle parrocchie e fermo le persone alla guida con il cellulare. ‘Fatti i fatti tuoi’, mi dicono. No, i fatti miei non me li faccio. Ho perso mia figlia”.
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